
Continente spesso poco considerato dai mass media italiani, l’Africa è in realtà quello che offrirebbe più spunti viste le tante questioni geopolitiche in ballo e le continue crisi politiche che caratterizzano molti dei Paesi che lo compongono. Tralasciando le spinte eurocentriste ed occidentalocentriste, trattiamo quest’oggi di due stati che stanno vivendo fasi delicate dal punto di vista politico.
IL BURUNDI DOPO IL FALLITO COLPO DI STATO
Lo scorso 13 maggio, un colpo di stato ha fallito nel suo tentativo di destituire il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza, cinquantunenne che guida il Paese dal 2005. A due mesi dalle elezioni presidenziali, infatti, il generale dell’esercito Godefroid Niyombareh ha dichiarato il golpe, respinto però dal potere costituito, con Nkurunziza che ha persino ricusato la mediazione dell’Onu, affermando di essere in pieno controllo della situazione del Paese ed accusando il senegalese Abdoulaye Bathily, capo della delegazione, di voler “mancare di rispetto alla sovranità del Paese”. Alla base del dissenso ci sarebbe la richiesta di un terzo mandato consecutivo da parte di Nkurunziza: “Tutte le azioni attualmente in corso nel Paese saranno intensificate finché Nkurunziza non capirà”, ha affermato Niyombareh. Nel caso in cui il presidente non tornerà sui suoi passi, il generale ha già annunciato l’intenzione di “cacciarlo con la forza”.
Le presidenziali, previste per il 15 luglio, potrebbero essere dunque rimandate di due settimane, come richiesto dalla Comunità degli Stati dell’Africa Orientale (EAC – East African Community). Oltre al Burundi, fanno parte dell’EAC la Tanzania, il Ruanda, l’Uganda ed il Kenya. La situazione ha anche riportato in auge il conflitto tra Burundi e Ruanda, con il presidente ruandese Paul Kagame che si è schierato apertamente contro Nkurunziza. Non è da escludere, tra l’altro, che proprio Kagame possa essere uno dei sostenitori esterni di Niyomabreh, visti i precedenti del capo di stato ruandese già coinvolto nelle situazioni di instabilità nella Repubblica Democratica del Congo.
L’unico dato certo, è che dall’inizio delle tensioni 140.000 cittadini del Burundi hanno lasciato il Paese per recarsi negli stati confinanti, mentre sarebbero almeno settanta i morti.
IL BURKINA FASO DOPO LA DESTITUZIONE DI COMPAORÉ
La situazione del Burkina Faso, pur essendo altamente instabile, è anche molto diversa da quella del Burundi. Il Paese dell’Africa occidentale, infatti, sta affrontando una delicata fase di transizione dopo la destituzione di Blaise Compaoré, l’uomo che ha guidato lo stato dal 1987 fino all’ottobre del 2014. Il nuovo governo che si è costituito, guidato da Yacouba Isaac Zida, non è però in buoni rapporti con il presidente transitorio, Michel Kafando, e negli ultimi giorni sono state diffuse delle voci, poi rivelatesi false, che davano per certe le dimissioni di Zida. A fare pressione in questo senso è soprattutto il reggimento di sicurezza presidenziale (RSP), l’esercito personale di 1.300 persone che fu creato da Compaoré.
Al momento, il presidente Kafando sta cercando di mediare, facendo in modo che la situazione resti stabile fino a quando non verranno organizzate le prossime elezioni, con il fine di istituire un governo civile che sostituisca quello militare del colonnello Zida. Quest’ultimo ha denunciato anche un tentativo di colpo di stato ai suoi danni da parte dell’RSP, mentre lo stesso reggimento ha risposto che Zida avrebbe organizzato un falso golpe contro se stesso per aumentare il sostegno nei suoi confronti.
Le elezioni sono attualmente previste per l’11 ottobre.
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