Quello del Brecon and Radnorshire è un collegio elettorale gallese di meno di 70.000 abitanti, apparentemente poco significativo, che però potrebbe incidere sulle sorti del governo di Boris Johnson e della Brexit.

Non è iniziata nel migliore dei modi l’avventura di Boris Johnson alla guida del governo del Regno Unito, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere la Brexit entro la fine di ottobre. Il Conservative Party ha infatti appena perso uno dei seggi che teneva in piedi la sua risicata maggioranza alla House of Commons (Camera dei Comuni) nel collegio elettorale gallese di Brecon and Radnorshire, a causa della pratica della revoca degli eletti.
Nata nell’antica Grecia ai tempi della democrazia ateniese, la revoca degli eletti prevede la possibilità di rimuovere un rappresentante eletto dal popolo dal proprio incarico prima del termine del mandato. Nel Regno Unito, in particolare, è necessaria una petizione che raccolga la firma del 10% degli elettori, ed in quel caso si procede a nuove elezioni per riassegnare il seggio: è esattamente quanto accaduto al parlamentare conservatore Chris Davies, accusato di frode sulle spese parlamentari.
Nonostante la grave accusa e le firme raccolte nella petizione popolare, Davies si è ancora presentato alle nuove elezioni come rappresentante dei Tories, forte del 48.6% ottenuto alle elezioni generali del 2017. Questa volta, però, solamente il 38.96% degli elettori gli ha rinnovato la fiducia, e Davies si è visto superato dal 43.46% conquistato dalla cinquantacinquenne Jane Dodds, leader dei Liberal Democratici Gallesi (Welsh Liberal Democrats, in gallese Democratiaid Rhyddfrydol Cymru) e dichiaratamente contraria alla Brexit.
“La prima cosa che farò entrando a Westminster sarà cercare Boris Johnson, ovunque sia nascosto, per dirgli forte e chiaro: smetti subito di giocare con il futuro della nostra gente ed escludi un no-deal“, sono state le prime dichiarazioni della neoeletta Dodds. “La gente sta gridando disperatamente per un altro tipo di politica. Non c’è tempo per il tribalismo quando il nostro Paese si trova di fronte a un governo Boris Johnson e la minaccia di una Brexit senza accordo. La sempre più ridotta maggioranza di Boris Johnson rende chiaro che non ha alcun mandato per farci schiantare fuori dall’UE. Come leader dei liberaldemocratici, farò tutto il necessario per fermare la Brexit e offrire una visione alternativa e positiva per un futuro più ricco, più verde e più sicuro“, ha concluso.
Al momento, dunque, il governo di Johnson conserva una maggioranza di un solo seggio alla Camera dei Comuni, e la possibilità di mettere in pratica il piano di uscita dall’Unione Europea diventa sempre più esigua. Secondo gli analisti britannici, il primo ministro potrebbe vedersi costretto a chiamare le elezioni anticipate, cercando in questo modo di ottenere dai cittadini una maggioranza più solida. Anche Theresa May, un paio di anni fa, aveva fatto lo stesso ragionamento, con i risultati che tutti conosciamo. Certo, il nuovo primo ministro fino ad ora ha dimostrato di avere una linea molto più dura in materia di Brexit rispetto a colei che l’ha preceduto, ma non è affatto detto che questo basti a mantenere le promesse fatte.
Fino ad ora, tra le misure pratiche prese dal governo Johnson, la più importante è stata annunciata da Michael Gove, Cancelliere del Ducato di Lancaster ed incaricato di guidare il “gabinetto di guerra” per la Brexit: si tratta del raddoppio del budget destinato a coprire gli eventuali contraccolpi dell’abbandono dell’Unione Europea, portato da 2,1 a 4,2 miliardi di sterline.
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