Roccaforte socialdemocratica, il Land austriaco del Burgenland ha confermato la leadership di Hans Peter Doskozil in occasione delle elezioni del 26 gennaio.

Situato nella parte più orientale dell’Austria, il Burgenland è il meno popoloso dei nove Länder che costituiscono il Paese alpino. Istituito nel 1921, questo territorio era precedentemente stato attribuito all’Ungheria, ma venne assegnato all’Austria in seguito alla stipulazione del trattato di Saint-Germain-en-Laye, nel 1919. Successivamente, una parte del territorio del Burgenland si espresse con un referendum per il ritorno sotto la sovranità magiara, area che corrisponde a quella dell’attuale città ungherese di Sopron e dintorni.
In seguito alla proclamazione della Seconda Repubblica Austriaca, nel 1955, anno della fine dell’occupazione alleata del Paese, il Burgenland è stato controllato per un decennio dal centro-destra, ma, dal giugno del 1964, questo territorio è stato ininterrottamente governato dal Partito Socialdemocratico d’Austria (Sozialdemokratische Partei Österreichs, SPÖ), divenendo una vera e propria roccaforte del centro-sinistra.
Grazie a questo dominio dei socialdemocratici, il Burgenland ha permesso una carriera politica particolarmente lunga ai suoi governatori: emblematico è il caso di Theodor Kery, rimasto in carica dal giungo del 1966 all’ottobre del 1987, per oltre ventuno anni. Il primato di Kery è stato avvicinato da Hans Niessl, che però, nel febbraio del 2019, dopo oltre diciotto anni di governo, ha ceduto l’incarico ad Hans Peter Doskozil.
Già ministro dell’istruzione e dello sport tra il 2016 ed il 2017, il quarantanovenne Doskozil è stato accusato di aver spostato a destra la politica del SPÖ, in particolare per quanto riguarda la tematica dell’immigrazione e quella della sicurezza. Ad ogni modo, l’elettorato ha premiato Doskozil, permettendo ai socialdemocratici di ottenere il 49.94% dei consensi, con un incremento di oltre otto punti percentuali. Per il SPÖ, però, il dato più importante riguarda quello dei seggi, visto che i quattro scranni in più hanno permesso al partito di centro-sinistra di raggiungere la maggioranza assoluta nel Bundestag, con diciannove rappresentanti su trentasei.
Nonostante la maggioranza assoluta, Doskozil ha già annunciato il lancio di una serie di contrattazioni con Thomas Steiner, leader locale del centro-destra e del Partito Popolare Austriaco (Österreichische Volkspartei, ÖVP). La formazione di Steiner ha conservato i propri undici seggi con il 30.58% delle preferenze. I due partiti sembrano intenzionati a collaborare su alcuni temi specifici, ma Doskozil ha già annunciato che la squadra di governo sarà monocolore, senza la partecipazione diretta di altre forze.
Tra gli altri partiti, calano i nazionalisti del Partito della Libertà Austriaco (Freiheitliche Partei Österreichs, FPÖ), che perde due seggi, eleggendo solamente quattro deputati ed ottenendo il 9.79% delle preferenze, con un calo di oltre cinque punti percentuali. La prestazione del FPÖ non è stata digerita dalla dirigenza, con il leader locale Johann Tschürtz costretto a rassegnare le dimissioni per cedere la guida del partito ad Alexander Petschnig.
Completano il quadro del Bundestag del Burgenland i due deputati ecologisti della lista I Verdi – L’alternativa verde (Die Grünen – Die Grüne Alternative), che ha confermato la prestazione delle ultime elezioni locali, ottenendo il 6.72% dei consensi. Esce dall’emiciclo, infine, la Lista Burgenland (Liste Burgenland, LBL), che precedentemente vantava due deputati.
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