Corea del Sud: Moon Jae-in “ringrazia” il coronavirus

Le elezioni legislative sono andate meglio del previsto per il presidente sudcoreano Moon Jae-in, premiato dall’ottima prova offerta dal suo governo nel fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria, il presidente sudcoreano Moon Jae-in stava vivendo un momento politico difficile, costretto a fronteggiare un’economia stagnante e apparentemente non in grado di proseguire la sua politica di riavvicinamento con la Corea del Nord, che aveva rappresentato uno dei punti cardine del suo programma per le presidenziali nel 2017. Il nuovo coronavirus, però, ha modificato le priorità dei sudcoreani, con il presidente Moon ed il suo governo che hanno dimostrato una grande capacità di gestione dell’emergenza, come riconosciuto da tutta la comunità internazionale.

Le elezioni del 15 aprile, al contrario delle attese, hanno addirittura fatto segnare il più alto dato degli ultimi ventotto anni per quanto riguarda l’affluenza alle urne, arrivata al 66.2%, con un incremento di otto punti percentuali rispetto al 2016, a dimostrazione della fiducia della popolazione nelle misure prese dal governo per fronteggiare il virus. Solamente nel 1992 si era registrato un dato superiore, pari al 71.9%. Ad ogni modo, gli elettori hanno utilizzato mascherine e guanti durante le operazioni di voto, mantenendo la distanza di un metro tra loro. Anche nella diligenza con la quale si sono svolte le elezioni, la Corea del Sud ha saputo dare un esempio al mondo, in contrasto con il caos che si è registrato nelle recenti elezioni nella città statunitense di Milwaukee.

Si è trattato, inoltre, delle prime elezioni svoltesi con la nuova legge elettorale, approvata lo scorso 27 dicembre, che ha introdotto un sistema ibrido tra maggioritario e proporzionale. Invariato, invece, il numero di seggi del parlamento unicamerale del Paese, l’Assemblea Nazionale della Repubblica di Corea (Daehanminguk Gukhoe), che restano 300.

La situazione, come anticipato, ha beneficiato soprattutto al Partito Democratico (Deobureominjudang) del presidente Moon Jae-in, che ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi, passando da 120 a 163 scranni. A questi vanno aggiunti anche i 17 seggi ottenuti dalla lista satellite, il Partito dei Cittadini Uniti (Deobureoshimindang), che concorreva nel proporzionale, e che ha eletto nove parlamentari in più rispetto alla precedente legislatura. I 180 seggi conquistati dalla coalizione di maggioranza rappresentano la vittoria più netta mai ottenuta dall’attuazione dell’attuale costituzione sudcoreana, varata nel 1987. Nella capitale Seoul, il Partito Democratico ha addirittura superato la soglia dell’80%.

Un successo così schiacciante dà dunque ampio argine di manovra ai due partiti di centro-sinistra, che ottengono la maggioranza parlamentare per la prima volta dopo sedici anni, mentre arretra la coalizione di destra, considerata come la principale avversaria del Partito Democratico. I conservatori del Partito Futuro Unito (Miraetonghapdang) dell’ex primo ministro Hwang Kyo-ahn si sono fermati a quota 84 seggi, con una perdita di otto scranni, mentre nel proporzionale la lista satellite del Partito Corea Futura (Miraehangukdang) ha limitato i danni perdendo un solo seggio, ed eleggendo diciannove parlamentari.

A sinistra resta invariata la rappresentanza dei socialdemocratici del Partito della Giustizia (Jeonguidang), che eleggono sei parlamentari come nella precedente legislatura. Saranno tre, invece, i deputati sia per il Partito Popolare (Gungminuidang) che per il Partito Democratico Aperto (Yeollinminjudang), entrambi in crescita. Completano il quadro dei trecento membri dell’Assemblea Nazionale cinque deputati indipendenti.

Tra i grandi sconfitti di questa tornata elettorale, figura il Partito per il Sostentamento del Popolo (Minsaengdang), formazione socialconservatrice che ha perso tutti i venti seggi di cui disponeva.

La schiacciante vittoria ottenuta da Moon Jae-In rinnova la fiducia del presidente, che ha ancora due anni di tempo prima di affrontare le prossime elezioni presidenziali. Dalla nascita della sesta repubblica, nel 1987, un presidente non può ottenere più di un mandato, ma i prossimi due anni della presidenza Moon saranno fondamentali per aprire la strada all’elezione di un nuovo candidato del Partito Democratico per un secondo mandato consecutivo, fatto accaduto solamente nel 2002, quando Roh Moo-hyun succedette a Kim Dae-jung. Al contrario, una vittoria della destra annullerebbe nuovamente tutti i passi in avanti fatti per riavvicinare il governo sudcoreano a quello nordcoreano, come già avvenuto nel 2007, quando la destra riconquistò il potere al termine della presidenza Roh.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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