Verso una riunificazione tra Russia e Bielorussia?

Il presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka ha invocato una sempre più stretta integrazione tra Russia e Bielorussia, anche se ha affermato la necessità di non bruciare le tappe nel processo di integrazione.

Sono circa venticinque anni che la Russia e la Bielorussia, neanche troppo velatamente, bramano una riunificazione sotto un’unica bandiera federale. Risale al 1996, infatti, il progetto della comunità Russia-Bielorussia, poi divenuta Unione Russia-Bielorussia il 2 aprile 1997, con la firma del Trattato di unione tra Russia e Bielorussia. In seguito, i due Paesi hanno stipulato numerosi accordi bilaterali che hanno intensificato le relazioni tra Mosca e Minsk, anche se il progetto di una vera e propria riunificazione non ha mai visto la luce.

La riunificazione tra Russia e Bielorussia è comunque rimasta un oggetto del desiderio per molti, e viene rilanciata periodicamente a seconda degli scenari geopolitici del momento. Dopo il tentativo di rivoluzione colorata contro il presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka, il progetto è tornato di grande attualità, considerato da ambo le parti interessate come un modo per garantire la sicurezza della Bielorussia, posta sotto l’ala protettrice della Grande Madre Russia come ai tempi dell’Unione Sovietica.

Lo scorso giovedì, il capo di Stato bielorusso si è espresso a favore dell’integrazione economica con la Russia a parità di condizioni, osservando che entrambi i Paesi ne trarrebbero vantaggio. “La Bielorussia sosterrà l’integrazione economica con la Federazione Russa. Dichiariamo apertamente oggi che siamo pronti per un ulteriore lavoro sostanziale per migliorare la cooperazione intersettoriale all’interno dello Stato dell’Unione nel rispetto degli interessi reciproci e sulla base dell’uguaglianza dei due membri dell’Unione“, ha affermato Lukašėnka nel discorso di apertura dell’Assemblea popolare bielorussa, secondo quanto riportato dall’agenzia russa TASS.

Pari condizioni di gestione, consumo energetico, accesso ai mercati e partecipazione agli appalti statali sono di vitale importanza“, ha detto il presidente. “Non ci sono gas e petrolio gratuiti o risorse finanziarie gratuite“, ha continuato. “C’è una cosa di cui abbiamo bisogno: parità di condizioni per le entità aziendali, e poi risolveremo tutti i problemi“, ha ancora detto il leader bielorusso.

Il presidente ha ricordato che “la Russia è stata e sarà il nostro principale partner economico e alleato strategico” e che l’unità di Russia e Bielorussia è una condizione preliminare per un futuro pacifico e stabile della regione. “Perdere la Bielorussia sarebbe mortalmente pericoloso per la Russia“, ha sottolineato.

Tuttavia, lo stesso Lukašėnka ha invitato le parti a non procedere in maniera frettolosa, saltando le fasi del processo di integrazione, il che lascia intendere che, per assistere ad una vera e propria riunificazione tra i due Stati, si dovrà ancora attendere: “Questo processo implica la piena conservazione della sovranità senza l’istituzione di nuove strutture sovranazionali. L’intero sistema di strutture dello Stato dell’Unione è stato istituito, e non ha ancora esaurito le sue risorse“, ha detto. “Oggi dichiariamo apertamente la nostra disponibilità per un ulteriore lavoro sostanziale sul miglioramento della cooperazione interindustriale all’interno dello Stato dell’Unione, prendendo in considerazione l’interesse reciproco e basandosi sull’uguaglianza di entrambi i membri dell’Unione“, ha concluso.

La Bielorussia punta anche a migliorare le proprie relazioni estere con altri Paesi, pur coltivando un rapporto privilegiato con la Russia. È quanto affermato dal ministro degli Esteri di Minsk, Uladzimir Makej: “Siamo interessati a relazioni amichevoli con tutti coloro che cercano legami normali con la Bielorussia“, ha detto il capo della diplomazia bielorussa.

Lukašėnka ha anche parlato del difficile momento politico che sta vivendo il suo Paese, paragonabile, secondo le sue stesse parole, a quello che ha portato al crollo dell’Unione Sovietica: “Siamo a un punto di svolta nella vita non solo del nostro Stato, ma dell’intero popolo bielorusso. Tali momenti sono stati pochi nella nostra storia, sia come parte dell’Unione Sovietica che durante il periodo dell’indipendenza. Il periodo attuale potrebbe essere paragonato alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e alle sue conseguenze“.

Il capo di Stato ha dunque affrontato la riforma costituzionale, della quale ha parlato sin dalle ultime elezioni presidenziali, che lo hanno visto ancora una volta vincitore. “Sono favorevole a una riforma costituzionale. Ma sono certo che il nostro paese deve rimanere una repubblica presidenziale“, ha detto, sempre rivolgendosi all’Assemblea popolare bielorussa.

Nel frattempo, il ministero della Sanità bielorusso ha recentemente approvato l’uso del vaccino russo Sputnik V per le persone di età superiore ai 60 anni. Già il 1° ottobre 2020, la Bielorussia aveva avviato l’inoculazione dei volontari con lo Sputnik V nel quadro delle fasi di ricerca successive alla registrazione. In quesot modo, la Bielorussia è diventata il primo Paese dopo la Russia a registrare ufficialmente questo vaccino contro il Covid-19. Alla fine dello scorso dicembre, il ministero della Sanità ha annunciato l’inizio dell’inoculazione di massa dei residenti. Il governo bielorusso prevede di somministrare il vaccino a 1,2 milioni di persone entro la fine della primavera.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

There are 3 comments

  1. L’espansione dell’atlantismo filonazista verso Oriente | World Politics Blog

    […] Non è un caso, del resto, che Montenegro, Macedonia del Nord ed Albania abbiano tutti sottoposto la propria candidatura ufficiale per l’ingresso nell’UE, cosa che ha fatto persino la Serbia, che dei Paesi della ex Jugoslavia è quello che resta più vicino a Mosca. La stessa serbia Serbia, Bosnia-Erzegovina, Georgia e Ucraina sono invece ufficialmente candidate all’ingresso nella NATO. Come se non bastasse, le recenti elezioni il Moldova hanno visto la nascita di una maggioranza filo-occidentale, che potrebbe presto aggiungersi alla lista degli aspiranti membri della NATO. A completare il quadro c’è il protettorato che di fatto gli Stati Uniti esercitano sull’autoproclamato Kosovo. In pratica, l’espansione atlantista ad oriente è quasi completa, fatta eccezione per la Bielorussia, che non a caso è oggetto di attacchi di ogni tipo per promuovere un regime change all’interno dell’ultimo baluardo mancante per completare l’accerchiamento della Russia europea. […]

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