Francia: il nuovo governo di Élisabeth Borne potrebbe avere vita breve

Élisabeth Borne è stata nominata primo ministro dal presidente Emmanuel Macron, nel vano tentativo di dare un nuovo volto alla sua presidenza. Ma le elezioni legislative che si terranno tra un mese potrebbero porre fine al nuovo governo.

Il 16 maggio 2022, il presidente Emmanuel Macron, reduce dall’inizio del suo secondo mandato presidenziale, ha nominato Élisabeth Borne come nuovo primo ministro. Proveniente dall’ala sinistra dei macronisti, Borne è divenuta in questo modo la seconda donna a ricoprire l’incarico nella storia francese, dopo la socialista Édith Cresson, nominata da Francçois Mitterrand nel 1991.

Già ministro a tre riprese nel corso della prima presidenza Macron, Borne rischia però di vivere un’esperienza molto breve come primo ministro, visto che solamente tra un mese sono previste le elezioni legislative (12-19 giugno), che potrebbero sconvolgere gli equilibri parlamentari e condannare le forze macroniste alla minoranza.

Dopo aver nominato due primi ministri provenienti dal centro-destra, Édouard Philippe e Jean Castex, Macron ha deciso di cambiare tattica nominando Élisabeth Borne, nota per essere stata a lungo vicina agli ambienti del Parti Socialiste, pur non essendosi mai iscritta al PS. Questa potrebbe essere una mossa effettuata proprio in vista delle prossime elezioni legislative, dove il presidente in carica dovrà guardarsi soprattutto dagli attacchi della grande coalizione di sinistra che compattamente sosterrà Jean-Luc Mélenchon sotto la denominazione di Nouvelle Union Populaire Écologique et Sociale (NUPES).

Il 20 maggio, il presidente Macron e il primo ministro Borne hanno annunciato la composizione del nuovo governo, che in realtà ha rivelato come il cambiamento proposto da Macron sia solo apparente. Nel nuovo governo, “troviamo le principali figure del maltrattamento sociale e dell’irresponsabilità ecologica del precedente governo”, ha detto Mélenchon in occasione di una conferenza stampa. “Ci chiediamo dove sia andata a finire la svolta ecologica e sociale di cui ci è stato raccontato tra i due turni presidenziali e poi nelle ore lunghissime in cui abbiamo aspettato la nomina del primo ministro, e poi quella del governo stesso”, ha commentato il leader della sinistra francese.

In ogni caso, questa squadra resterà lì solo per un mese, poiché tra un mese le elezioni legislative rinnoveranno la maggioranza all’Assemblea Nazionale. E in queste condizioni, si può immaginare che tutte queste persone siano solo di passaggio se gli elettori decideranno in questo modo votando per una maggioranza alternativa, la nostra”, ha detto riferendosi agli elettori. Potendo questa volta contare su un sostegno compatto di tutte le forze della sinistra, dai socialisti ai comunsiti passando per gli ecologisti, Mélenchon punta ad ottenere la maggioranza alle legislative, fatto che costringerebbe Macron a nominarlo primo ministro e a condividere il potere esecutivo con lui, come previsto dal sistema semipresidenziale francese.

Guardando la composizione del nuovo governo, tra i ministeri più importanti vengono confermati Bruno Le Maire all’Economia e Gérald Darmanin agli Interni, mentre non fa più parte della squadra di governo Jean-Yves Le Drian, che occupava l’incarico di ministro degli Esteri dal 2017. Al suo posto è stata nominata a sorpresa Catherine Colonna, già ambasciatore francese a Roma e a Londra, nonché ministro degli Affari Europei tra il 2005 ed il 2007. A destare interesse è stata invece la nomina dello storico Pap Ndiaye, noto per i suoi studi sulle popolazioni africane immigrate in Francia e negli Stati Uniti, all’Istruzione: la scelta dell’accademico, che in passato aveva criticato il presidente Macron, ha ricevuto un riscontro positivo anche da parte di Mélenchon,.

Nel complesso, 13 ministeri su 23 sono stati assegnati a ministri che facevano parte del precedente esecutivo, dimostrando come il cambiamento nell’orientamento del governo si avvenuto più a parole che nei fatti.

La riunione inaugurale del nuovo governo avrà ufficialmente luogo lunedì alle ore 10.

FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO FRANCESE

Primo ministro: Elisabeth Borne

Ministro dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità Industriale e Digitale: Bruno Le Maire
Ministro della Transizione Energetica: Agnès Pannier-Runacher
Ministro della Transizione Ecologica e della Coesione Territoriale: Amélie de Montchalin
Ministro dell’Europa e degli Affari Esteri: Catherine Colonna
Ministro dell’Istruzione Nazionale e della Gioventù: Pap Ndiaye
Ministro delle Forze Armate: Sébastien Lecornu
Ministro degli Interni: Gérald Darmanin
Ministro del Lavoro, della Piena Occupazione e dell’Integrazione: Olivier Dussopt
Ministro dei Dipartimenti d’Oltremare: Yaël Braun-Pivet
Ministro della Giustizia: Éric Dupond-Moretti
Ministro della Cultura: Rima Abdul Malak
Ministro della Sanità e della Prevenzione: Brigitte Bourguignon
Ministro della Solidarietà, dell’Autonomia e delle Persone con Disabilità: Damien Abad
Ministro dell’Istruzione Superiore e della Ricerca: Sylvie Retailleau
Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare: Marc Fesneau
Ministro della Trasformazione e del Servizio Pubblico: Stanislas Guérini
Ministro dello Sport e dei Giochi Olimpici e Paralimpici: Amélie Oudéa-Castéra

Ministro Delegato ai Rapporti con il Parlamento e alla Vita Democratica: Olivier Véran
Ministro Delegato ai Conti Pubblici: Gabriel Attal
Ministro Delegato agli Enti Locali: Christophe Béchu
Ministro Delegato al Commercio Estero e l’Attrattiva: Franck Riester
Ministro Delegato alla Parità di Genere, la Diversità e le Pari Opportunità: Isabelle Roma
Ministro Delegato all’Europa: Clément Beaune

Portavoce del governo: Olivia Grégoire
Segretario di Stato per il Mare: Justine Benin
Segretario di Stato per l’Infanzia: Charlotte Caubel
Segretario di Stato per lo Sviluppo, la Francofonia e i Partenariati Internazionali: Chrysoula Zacharopoulou

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.

About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

There are 2 comments

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.