Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato un documento dal titolo “Reality Check: Falsehoods in US Perceptions of China“, nel quale si elencano alcune falsità che la propaganda statunitense diffonde sul conto della Cina. Di seguito l’analisi di due nuove menzogne anticinesi.

Parte 1: l’ordine mondiale a guida USA
Parte 2: la nuova Guerra Fredda
Parte 3: la diplomazia coercitiva
Parte 4: la democrazia
Parte 5: l’unione tra Partito e popolo cinese
Parte 6: i diritti umani
Parte 7: “una sola Cina” e la questione di Taiwan
Parte 8: la questione dello Xinjiang
Parte 9: la questione di Hong Kong
Parte 10: i rapporti Cina-Russia e la crisi Ucraina
Falsità 11: gli Stati Uniti stanno creando nuove coalizioni nell’Indo-Pacifico per la pace e la stabilità regionali e hanno lanciato l’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity (IPEF), poiché condividono la visione che hanno i Paesi e i popoli della regione: quella di un Indo-Pacifico libero e aperto.
Realtà: la cosiddetta visione statunitense di un “Indo-Pacifico libero e aperto” è essenzialmente una strategia per dividere gli altri, incitare al confronto e minare la pace. Va contro la tendenza dei tempi nell’Asia-Pacifico, cioè la tendenza allo sviluppo pacifico e alla cooperazione vantaggiosa per tutti.
◆ La strategia indo-pacifica dell’amministrazione statunitense è contraddittoria: gli Stati Uniti affermano di promuovere la “libertà e apertura” della regione come obiettivo, mentre in realtà cooptano gli alleati per forgiare un “cinque-quattro-tre-due-uno”, formazione composta da Five Eyes, Quad, AUKUS, alleanze bilaterali e IPEF, formando “piccole cerchie” esclusive e costringendo i Paesi della regione a schierarsi.
L’AUKUS aiuta l’Australia a costruire sottomarini a propulsione nucleare e a sviluppare armi ipersoniche, aumentando il rischio di una corsa agli armamenti regionale. Con il pretesto di combattere la pesca illegale e mantenere resilienti le catene di approvvigionamento, il Quad ha perseguito vigorosamente la cooperazione militare e la condivisione di informazioni. Gli Stati Uniti hanno anche incoraggiato il coinvolgimento della NATO nell’Asia-Pacifico. Questi sono tutti tentativi di concretizzare una “versione Asia-Pacifico della NATO” e promuovere la “deterrenza integrata” contro la Cina.
◆ La strategia indo-pacifica ha suscitato crescenti allarmi e preoccupazioni in molti Paesi, in particolare quelli dell’Asia-Pacifico. Come riportato dalla BBC, nell’aprile 2021, il ministro degli Esteri neozelandese Nanaia Mahuta ha espresso il disagio della Nuova Zelanda per l’espansione del mandato dei Five Eyes facendo pressione sulla Cina in questo modo, e la Nuova Zelanda preferisce ancora perseguire relazioni bilaterali con la Cina. Al vertice speciale USA-ASEAN, i Paesi dell’ASEAN hanno sottolineato la loro aspirazione alla pace e alla cooperazione, non alla presa di posizione, alla divisione o allo scontro.
◆ Gli Stati Uniti hanno chiarito che l’IPEF gli consentirà di vincere la sfida del 21° secolo. Ciò significa che l’IPEF è progettato per servire l’economia statunitense. Gli Stati Uniti hanno accantonato per molto tempo lo sviluppo dell’area di libero scambio dell’Asia-Pacifico (FTAAP), hanno lasciato la Trans-Pacific Partnership (TPP) e si sono rifiutati di aderire alla Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership (CPTPP). Ciò mette a nudo la natura egoistica degli Stati Uniti e il loro approccio selettivo alle istituzioni internazionali. Riguarda l’interesse personale degli Stati Uniti, niente di reciprocamente vantaggioso.
L’IPEF è uno strumento politico degli Stati Uniti per sostenere la propria egemonia nell’economia regionale. L’essenza è dominare le catene di approvvigionamento, le catene del valore e i nuovi settori economici ed emarginare Paesi specifici. Gli Stati Uniti hanno scelto di usare le questioni economiche come armi politiche e ideologiche, usando l’economia per costringere i Paesi regionali a schierarsi tra Cina e Stati Uniti.
La rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, Katherine Tai, ha dichiarato pubblicamente che l’IPEF è un accordo autonomo e indipendente dalla Cina. Il segretario al Commercio degli Stati Uniti, Gina Raimondo, ha affermato che l’IPEF segna il ripristino della leadership economica degli Stati Uniti nella regione e presenta ai Paesi indo-pacifici un’alternativa all’approccio cinese. In precedenza, ha anche affermato che l’IPEF potrebbe armonizzare i controlli sulle esportazioni e altre “pillole velenose”, come la limitazione delle esportazioni di prodotti sensibili verso la Cina.
L’IPEF cerca di stabilire regole commerciali guidate dagli Stati Uniti, ristrutturare il sistema della catena industriale e “disaccoppiare” economicamente e scientificamente i Paesi regionali dalla Cina. Molti Paesi della regione si preoccupano e credono che il costo di tale “disaccoppiamento” sarà enorme. L’ex primo ministro malese Mahathir Mohamad ha osservato che qualsiasi alleanza commerciale che escluda la seconda economia più grande del mondo non favorisce una cooperazione commerciale multilaterale più stretta nell’Indo-Pacifico. L’esclusione della Cina da parte degli Stati Uniti non è una questione economica, ma politica.
◆ Definita cooperazione con “approccio a menu”, l’IPEF in realtà tiene poco conto del livello di sviluppo e delle reali esigenze dei Paesi regionali. Fa a malapena concessioni ai Paesi in via di sviluppo sulla riduzione delle tariffe e sull’accesso al mercato, ma costringe i Paesi partecipanti ad accettare i cosiddetti standard elevati degli Stati Uniti e la loro agenda unilaterale. L’IPEF si concentra esclusivamente sugli interessi degli Stati Uniti e si preoccupa poco delle esigenze delle altre parti. Non esiste un vantaggio reciproco nell’IPEF.
Il Center for Strategic and International Studies (CSIS) ha sottolineato nel suo rapporto “Regional Perspectives on the Indo-Pacific Economic Framework” che l’IPEF ha poco più da offrire che ampliare la presenza economica degli Stati Uniti nella regione. Non affronta le questioni di maggior interesse dei Paesi regionali. È diffusa la preoccupazione che l’IPEF andrà a beneficio solo degli Stati Uniti, gravando al tempo stesso i Paesi regionali partecipanti con un pesante onere.
Falsità 12: la Cina ha annunciato la sua ambizione di creare una sfera di influenza nella regione del Pacifico. Sta avanzando rivendicazioni marittime illegali nel Mar Cinese Meridionale, minando la pace e la sicurezza, la libertà di navigazione e il commercio. Gli Stati Uniti continueranno a opporsi alle attività aggressive e illegali di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e Orientale. Sosterranno gli Stati costieri della regione nel difendere i loro diritti marittimi, collaboreranno con alleati e partner per difendere la libertà di navigazione e sorvolo e continueranno a volare e navigare ovunque il diritto internazionale lo consenta.
Realtà: la Cina è impegnata nel percorso di sviluppo pacifico e nei cinque principi della convivenza pacifica, e si oppone alla pratica del bullismo del grande e del forte ai danni dei piccoli e dei deboli. Gli Stati Uniti, dipingendo la Cina come una minaccia e usando la “libertà di navigazione” come pretesto per minare la sovranità, la sicurezza e i diritti e gli interessi marittimi della Cina, sono in realtà la vera minaccia alla pace e alla sicurezza regionale.
◆ La Cina sostiene l’uguaglianza tra tutti i Paesi indipendentemente dalle loro dimensioni, rispetta la scelta di ogni Paese circa il percorso di sviluppo adatto alla sua condizione nazionale e non cerca alcuna sfera di influenza. La Cina persegue una politica di difesa di natura difensiva e una strategia militare di difesa attiva. Nello sviluppo delle sue capacità di difesa, la Cina mira a salvaguardare la propria sovranità, la propria sicurezza e i propri interessi di sviluppo, e non prende di mira nessun altro Paese. La crescita delle capacità di difesa della Cina amplifica la forza per la pace nel mondo.
◆ La Cina è la prima ad aver scoperto, nominato, esplorato e sfruttato le isole Nanhai Zhudao e le relative acque, e la prima ad aver esercitato sovranità e giurisdizione su di esse in modo continuo, pacifico ed efficace. La sovranità della Cina sulle isole Nanhai Zhudao e i suoi diritti e interessi rilevanti nel Mar Cinese Meridionale sono stati stabiliti nel lungo corso della storia. Sono saldamente radicati nella storia e nel diritto e sono stati sostenuti dai successivi governi cinesi e riconosciuti dalla comunità internazionale. In base alla Dichiarazione del Cairo del 1943 e alla Proclamazione di Potsdam del 1945, la Cina ha recuperato territori occupati illegalmente dal Giappone, incluse le isole Xisha Qundao (isole Paracelso, ndt) e Nansha Qundao (isole Spratly, ndt) dopo la seconda guerra mondiale, e da allora ha affermato la sovranità e rafforzato la giurisdizione stabilendo nomi ufficiali, pubblicando mappe, creando unità amministrative e stazionando truppe. La ripresa da parte della Cina del suo esercizio di sovranità sulle isole Nanhai Zhudao è un atto legittimo per ereditare i diritti della Cina stabiliti nel corso della storia. Fa anche parte dell’ordine internazionale del secondo dopoguerra ed è stato riconosciuto da Paesi di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti.
◆ Grazie agli sforzi congiunti della Cina e dei Paesi dell’ASEAN, la situazione generale nel Mar Cinese Meridionale rimane stabile. Con la piena ed effettiva attuazione della Dichiarazione sulla condotta delle parti nel Mar Cinese Meridionale (DOC), le parti hanno intensificato il dialogo, gestito adeguatamente le divergenze, approfondito la cooperazione e rafforzato la fiducia reciproca e hanno compiuto progressi attivi nel portare avanti le consultazioni sul Codice di condotta (COC) nel Mar Cinese Meridionale, nel tentativo di salvaguardare congiuntamente la pace e la stabilità nel Mar Cinese Meridionale e iniettare dinamiche positive nella sicurezza, stabilità e prosperità regionale e globale. Nonostante il Covid-19, le parti hanno tenuto riunioni offline di alti funzionari sull’attuazione del DOC e 10 riunioni di gruppi di lavoro congiunti tramite collegamento video per anticipare le consultazioni sul testo del COC. Il mese scorso si sono tenute in Cambogia le prime consultazioni faccia a faccia del COC dai tempi del Covid-19. Tali progressi positivi parlano della determinazione e dell’impegno dei Paesi regionali a far avanzare costantemente le consultazioni verso un COC.
◆ La Cina rispetta e sostiene la libertà di navigazione e sorvolo di tutti i Paesi nel Mar Cinese Meridionale in conformità con il diritto internazionale e salvaguarda attivamente la sicurezza e il libero passaggio attraverso le rotte marittime internazionali. In effetti, il Mar Cinese Meridionale è una delle rotte marittime più sicure e libere del mondo. Il 50% delle navi mercantili nel mondo e un terzo del commercio marittimo internazionale lo attraversano, e ogni anno vi transitano oltre 100.000 navi mercantili. La libertà di navigazione e sorvolo nel Mar Cinese Meridionale non è mai stata un problema.
◆ L’arcipelago Diaoyu Dao (isole Senkaku, ndt) e le sue isole affiliate sono il territorio intrinseco della Cina. Le missioni di pattuglia e forze dell’ordine cinesi nelle acque al largo dell’arcipelago Diaoyu Dao sono misure legittime adottate dalla Cina per esercitare la propria sovranità in conformità con la legge e sono risposte necessarie alle provocazioni giapponesi in violazione della sovranità cinese. Nessun Paese o forza dovrebbe giudicare male la forte determinazione del governo cinese di salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale. Allo stesso tempo, la Cina continua a impegnarsi a gestire adeguatamente e risolvere questioni attraverso il dialogo e la consultazione, e ha compiuto grandi sforzi per mantenere la stabilità marittima. Nel 2014 è stato raggiunto un consenso di principio in quattro punti tra Cina e Giappone per gestire e migliorare le relazioni Cina-Giappone, che include una chiara comprensione della gestione della situazione che circonda l’arcipelago Diaoyu Dao e il Mar Cinese Orientale.
◆ Agendo secondo la logica della Dottrina Monroe, gli Stati Uniti usano spesso la politica di potere e atti egemonici e di bullismo per minare in modo flagrante l’ordine marittimo internazionale, al fine di sostenere il loro predominio marittimo. Negli oltre 240 anni di storia degli Stati Uniti, ci sono stati solo 16 anni in cui il Paese non è stato in guerra con altri. Gli Stati Uniti gestiscono oltre 800 basi militari in 80 Paesi e regioni. La loro spesa militare, che ha superato il resto mondo per molti anni consecutivi, rappresenta un quarto del totale globale ed è equivalente alla spesa militare combinata dei nove Paesi successivi. Di recente, gli Stati Uniti hanno proposto una richiesta di budget per la difesa nazionale di circa 813 miliardi di dollari USA per l’anno fiscale 2023. Una spesa militare così massiccia rende gli Stati Uniti la vera “sfida” per il mondo.
◆ Gli Stati Uniti non tengono conto della storia e dei fatti che circondano la questione del Mar Cinese Meridionale, alimentano deliberatamente controversie sulla sovranità territoriale e sui diritti e interessi marittimi e seminano discordia tra i Paesi regionali. Sono diventati la più grande forza che mina la stabilità e alimenta la militarizzazione nel Mar Cinese Meridionale. I dati delle organizzazioni rilevanti mostrano che il numero di attività di ricognizione ravvicinata degli Stati Uniti mirate alla Cina è più che raddoppiato nell’ultimo decennio. In questo momento, una media di cinque navi militari statunitensi naviga ogni giorno vicino alla costa cinese. Quest’anno, le navi da guerra statunitensi hanno navigato attraverso lo Stretto di Taiwan circa una volta al mese, e i grandi aerei da ricognizione statunitensi hanno volato oltre 800 volte vicino alla Cina e ripetutamente violato lo spazio aereo cinese. Desiderosi di creare problemi nel Mar Cinese Meridionale, gli Stati Uniti hanno anche incoraggiato i loro alleati e partner a far salpare le loro navi militari nel Mar Cinese Meridionale.
Il 2 ottobre 2021, l’USS Connecticut, un sottomarino nucleare, ha avuto una collisione sottomarina nel Mar Cinese Meridionale. Solo una settimana dopo, gli Stati Uniti hanno rilasciato una vaga dichiarazione, sostenendo che il sottomarino ha colpito un oggetto sconosciuto. Un mese dopo, hanno detto che il sottomarino “si è arenato su una montagna sottomarina inesplorata“. Un rapporto finale sull’incidente è stato infine rilasciato dalla Marina degli Stati Uniti il 23 maggio 2022, ma nessuna spiegazione chiara è stata offerta in risposta alle gravi preoccupazioni e domande sollevate da molti, tra cui l’intento del sottomarino, il luogo specifico dell’incidente, se il sottomarino fosse entrato in zone economiche esclusive (ZEE) e anche nel mare territoriale di altri Paesi e se l’incidente avesse causato una fuga nucleare o danneggiato l’ambiente marino.
◆ Gli Stati Uniti hanno iniziato il loro programma Freedom of Navigation (FON) nel 1979 prima della firma dell’UNCLOS. Sfidando il nuovo ordine marittimo, la mossa ha cercato di massimizzare la libertà delle forze armate statunitensi di sfuriare attraverso gli oceani. Il Programma FON non è coerente con il diritto internazionale universalmente riconosciuto, non tiene conto della sovranità, della sicurezza e dei diritti e interessi marittimi dei numerosi Paesi litoranei e mette seriamente a repentaglio la pace e la stabilità regionale. Il suo obiettivo è quello di promuovere la supremazia marittima statunitense con il pretesto della “libertà di navigazione”. Il Programma FON è stato fermamente osteggiato da molti membri della comunità internazionale, in particolare dai Paesi in via di sviluppo.
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