Le elezioni nel Land della Bassa Sassonia hanno rappresentato un importante banco di prova per il governo di Olaf Scholz, che i socialdemocratici hanno superato con esito positivo. Bene anche i Verdi, corllano i liberaldemocratici.

Dopo i sedici anni di governo di Angela Merkel, il Partito Socialdemocratico di Germania (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD), il più antico partito politico dell’Europa continentale ancora esistente, è tornato ad esprimere il cancelliere federale con la nomina, nel dicembre dell’anno scorso di Olaf Scholz. Sebbene nel frattempo si siano tenute le elezioni in tre dei Länder tedeschi, quelle della Bassa Sassonia sono state considerate da molti osservatori come il primo vero banco di prova per il governo Scholz.
Nello scorso mese di marzo, infatti, i socialdemocratici avevano già vinto le elezioni nel Saarland, ma questo è anche il Land meno popolato di tutta la Germania, per cui non offre indicazioni molto significative a livello nazionale. A maggio, invece, la CDU (Christlich Demokratische Union Deutschlands, ovvero Unione Cristiano-Democratica di Germania) aveva ottenuto la vittoria sia nello Schleswig-Holstein che nella Renania Settentrionale-Vestfalia, ma in entrambi i casi i cristiano-democratici detenevano già il governo locale.
La Bassa Sassonia, invece, è arrivata alle elezioni con il socialdemocratico Stephan Weil nel ruolo di ministro-presidente, anche se sostenuto da una coalizione SPD-CDU. Nonostante una perdita di 3,5 punti percentuali, i socialdemocratici si sono confermati anche questa volta il primo partito di quello che è il secondo stato federato della Germania per superficie e il quarto per popolazione, contando più di otto milioni di abitanti. La SPD, in particolare, ha ottenuto circa il 34% dei consensi, eleggendo 57 rappresentanti per il Landtag di Hannover, due in più rispetto alla precedente legislatura.
Tutto lascia dunque presagire che il ministro-presidente Stephan Weil possa ricevere un terzo mandato consecutivo alla guida del Land, ma resta da definire quale forza sosterrà il suo governo. La CDU, guidata localmente dal vice ministro-presidente Bernd Althusmann, ha accusato una perdita superiore al 5%, scendendo al di sotto del 30% dei consensi e perdendo tre seggi, con l’elezione di 47 rappresentanti. La conferma della coalizione SPD-CDU porterebbe certamente alla formazione di una maggioranza molto solida di 104 seggi su 146, ma non rispecchierebbe l’attuale orientamento della politica nazionale tedesca.
Al contrario, la SPD potrebbe trovare un accordo con la compagine ecologista Alleanza 90/I Verdi (Bündnis 90/Die Grünen), che ha ottenuto un netto incremento in queste elezioni, passando dall’8,7% al 14,5%. Gli ecologisti hanno raddoppiato la propria rappresentanza nel Landtag di Hannover, portandola a ventiquattro scranni, numero che permetterebbe ad un’eventuale coalizione rosso-verde di arrivare a una maggioranza 81 seggi su 146. Molti analisti ritengono questa la soluzione più probabile, visto che una tale alleanza rifletterebbe quella del governo federale, e inoltre non sarebbe altro che la riedizione del primo mandato di Stephan Weil alla guida del governo della Bassa Sassonia.
Ad Hannover, saranno presenti solamente quattro forze politiche, in un quadro completato da Alternativa per la Germania (Alternative für Deutschland, AfD), il partito di estrema destra che ha a sua volta raddoppiato la propria rappresentanza nel Landtag, portandola da nove a diciotto, confermando la preoccupante crescita delle forze nazionaliste e xenofobe in tutta Europa. Non hanno invece superato la soglia di sbarramento del 5% sia il Partito Liberale Democratico (Freie Demokratische Partei, FDP), che pure fa parte del governo federale all’interno della cosiddetta “coalizione semaforo” (dai colori rosso-giallo-verde dei partiti che la compongono), che la formazione di sinistra Die Linke.
Questa situazione, secondo alcuni osservatori, potrebbe influenzare anche gli equilibri all’interno del governo federale di Olaf Scholz. Il risultato negativo dei liberaldemocratici, unito alla perentoria crescita dei Verdi, potrebbe dare sempre più importanza alla formazione ecologista, spostando ulteriormente a sinistra la posizione dell’esecutivo. Un motivo di grande preoccupazione per il leader dei liberaldemocratici, il ministro delle Finanze Christian Lindner, il quale ha ammesso che molti elettori non gradiscono l’attuale partecipazione del partito alla “coalizione semaforo”.
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