Punire Putin: quanto costa all’Europa?

Gli interessi dell’Europa non combaciano con quelli degli Stati Uniti: da questa semplice constatazione, dovrebbe prendere le mosse una nuova strategia europea per la pace. La riflessione di Francesco Sassano.

Da mesi assistiamo inermi alle terrificanti notizie provenienti dal fronte ucraino, le parti chiamate in causa sono barricate sulle loro posizioni iniziali e la pace sembra alquanto lontana. Mettendo da parte per un attimo il discorso dell’aggredito/aggressore, pur non essendo secondario, è un dato di fatto che oramai la guerra è iniziata e non è possibile tornare indietro. L’Europa, data la vicinanza geografica dovrebbe recitare un ruolo chiave per avvicinare le parti belligeranti, principalmente per una questione etica, ma anche per una asimmetria d’interessi con gli Stati Uniti.

La disarmonia tra gli interessi americani ed europei

Non bisogna essere degli esperti strateghi per comprendere che gli interessi europei sono ben diversi da quelli degli Stati Uniti. I motivi sono principalmente due: a) una guerra alle porte del confine europeo non ci permette di dormire sonni tranquilli b) le sanzioni contro la Russia hanno colpito le economie europee (in particolar modo Germania ed Italia).

Un terzo motivo non meno importante da tenere in considerazione è rappresentato dalla gestione e ricollocazione di oltre 7 milioni di profughi ucraini che hanno trovato riparo in Europa, ossia circa un terzo della popolazione ucraina ha lasciato le proprie case.

Al momento, le spese militari dall’una e dall’altra parte hanno raggiunto cifre stratosferiche, secondo il New York Times, un giorno di guerra in Ucraina costa ad un contribuente americano quanto un mese di operazioni in Afghanistan. Pochi giorni fa il Parlamento Europeo ha approvato un pacchetto di 18 miliardi di euro per finanziare la guerra in Ucraina. Mosca brucia 10 miliardi di dollari al mese secondo Forbes per finanziare la guerra, dall’inizio del conflitto ha utilizzato il 5% del suo Pil solo per operazioni militari.

La disarmonia degli interessi in campo è evidente. L’euro che perde terreno sul dollaro. La corsa agli armamenti dei Paesi europei. Il rischio nucleare che corre l’Europa è incredibilmente superiore rispetto agli Stati Uniti, basti pensare alla pericolosità delle centrali nucleari presenti in Ucraina sotto il tiro dell’artiglieria russa, o peggio ancora alla minaccia della bomba atomica. Diciamocela tutta: per gli Stati Uniti una guerra di logoramento in Ucraina potrebbe essere sostenibile, ma per l’Europa, in base alle ragioni sopra descritte, sarebbe un danno incalcolabile.

Come sostiene il sociologo Luca Ricolfi “il vero interesse dell’Europa non è punire Putin costi quel che costi, ma fermarlo. Il che significa convincere Putin stesso e Zelens’kyj a sospendere i combattimenti, sedersi a un tavolo, e cercare un compromesso ragionevole, che fermi l’escalation in atto, e assicuri un minimo di stabilità all’Europa”, abbandonare l’etica dei principi (punire l’aggressore) per affrontare il problema in termini politici.

L’obiettivo primario europeo dovrebbe essere quello di minimizzare le perdite umane sul fronte ucraino cercando di avviare quantomeno un cessate il fuoco utile ad aprire un tavolo di pace.

Possibili scenari di pace

Come disse Einstein, “la guerra non si può umanizzare, ma solo abolire“. In attesa che quest’utopia si concretizzi, i Governi d’Europa hanno il compito di agire responsabilmente, e l’unica proposta plausibile passa per il riconoscimento della Crimea, che già da 8 anni è sotto il controllo russo, tanto che in questi 8 anni nessuno si è stracciato le vesti per riaverla indietro.

Per il Donbass la questione è molto più complessa, sembrerebbe plausibile una spartizione dei territori o quantomeno il riconoscimento della loro indipendenza sotto l’influenza russa. D’altro canto geopolitica ed etica non hanno nulla in comune.

Un conto è ridimensionare Putin, di tutt’altra natura è l’intenzione di punire Putin sul campo di guerra. Quest’ultima soluzione sarebbe altamente rischiosa dato il potenziale nucleare in possesso dei russi. L’etica deve lasciare spazio alla realtà. L’Europa ha il dovere morale di difendere il proprio popolo, la propria pace interna e la sua economia.

N.B.: le opinioni espresse nell’articolo riflettono unicamente il punto di vista dell’autore.

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About Francesco Sassano

Francesco Sassano, Sociologo della Comunicazione, osservatore sociale di un mondo sempre più fluido. Per info e collaborazioni: sassanof@libero.it Visita il blog di Francesco: https://alimentalamente.it/

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