L’Ecuador resta liberista, vince Guillermo Lasso
Il candidato della destra liberista Guillermo Lasso si è aggiudicato il ballottaggio delle presidenziali in Ecuador, battendo Andrés Arauz.
Il candidato della destra liberista Guillermo Lasso si è aggiudicato il ballottaggio delle presidenziali in Ecuador, battendo Andrés Arauz.
L’11 aprile avrà luogo il ballottaggio per le elezioni presidenziali in Ecuador, con la sfida tra il candidato correista Andrés Arauz e quello liberista Guillermo Lasso.
Facendo tesoro dell’esperienza della Bolivia nel 2019, Andrés Arauz ha denunciato i tentativi di rinviare ed influenzare l’esito delle elezioni presidenziali in Ecuador.
Le elezioni presidenziali in Ecuador premiano il candidato di sinistra Andrés Arauz, ma l’esito verrà deciso solamente dopo il ballottaggio.
Ex ministro di Rafael Correa, il candidato progressista Andrés Arauz guida i sondaggi per le presidenziali in Ecuador, che avranno luogo il prossimo 7 febbraio.
Come già accaduto in Brasile con Lula, anche in Ecuador ed in Bolivia la destra si sta adoperando per impedire ai più quotati candidati progressisti di presentarsi alle elezioni, rispettivamente Rafael Correa, già presidente dal 2007 al 2017, e Luis Arce, esponente del MAS di Evo Morales.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il continente sudamericano, ed in particolare il Brasile, rappresenta il nuovo epicentro mondiale della pandemia da nuovo coronavirus. Il Venezuela resta il Paese che sta affrontando l’emergenza nel modo più efficace.
Come nel caso del vicino Brasile, il governo iperliberista dell’Ecuador sta mostrando tutti i suoi limiti nella gestione dell’emergenza sanitaria e nella salvaguardia della propria popolazione.
Cinque mesi fa, nella giornata di domenica 2 aprile, i cittadini dell’Ecuador sono stati chiamati ad eleggere il nuovo presidente del Paese sudamericano. In ballo c’era la successione al cinquantaquattrenne Rafael Correa, giunto oramai alla fine del suo terzo mandato. Tra i leader progressisti più amati dell’America Latina, Correa aveva infatti deciso di rispettare fino in fondo i dettami costituzionali, che gli vietavano di chiedere agli elettori un nuovo mandato presidenziale, essendo già stato eletto in tre occasioni (2006, 2009 e 2013), posizione ribadita anche quando i suoi sostenitori si sono mobilitati per raccogliere le firme al fine di indire un referendum costituzionale per modificare questo limite.
La delicata situazione che sta vivendo in questi giorni il Venezuela, unita al passaggio di potere dai governi progressisti a quelli liberisti in alcuni importanti Paesi come il Brasile e l’Argentina, ha fatto pensare a molti che l’epoca del progressismo in America Latina stesse volgendo al termine. I cantori del capitale, sia latinoamericani che occidentali, si sono immediatamente affrettati a parlare di post-progressismo, ma ad un’analisi più attenta si può capire facilmente che i movimenti della sinistra progressista hanno ancora qualcosa da dire in quel continente.