Contributo della CUB di Pisa per il campeggio contro il G7

Il governo Meloni sta intensificando il controllo sui disoccupati, rendendo il lavoro un obbligo giuridico e i sussidi subordinati all’accettazione di qualsiasi offerta. Questo porta a una maggiore precarietà e criminalizzazione dei senza lavoro.

Un saluto ai compagni e alle compagne del campeggio pugliese contro il G7 dalla Cub di Pisa. Nella impossibilità, per motivi di lavoro e impegni sindacali legati a vertenze locali, di essere fisicamente presenti nella settimana di mobilitazione, vogliamo far pervenire un piccolo contributo in materia di lavoro.

Il Governo Meloni vuole trasformare l’Italia in una “gigantesca galera” per il lavoro salariato, rendendo il lavoro un obbligo giuridico e i lavoratori subalterni, monitorando costantemente i disoccupati e subordinando i sussidi all’accettazione di qualunque offerta lavorativa.

Proprio in questi due anni il Governo è intervenuto più volte per aumentare il controllo sui percettori di sussidi nella ottica di criminalizzazione dei senza lavoro, dei precari, dei disoccupati. E in questa ottica il sistema Siisl è deputato a fornire i dati dei lavoratori anche alle agenzie interinali, cosa non prevista dalla vecchia legge sul Reddito di Cittadinanza. A distanza di tanti anni dal Pacchetto Treu le agenzie interinali tornano a rafforzarsi diventano enti formativi sullo sfondo di un generale abbassamento del livello salariale medio proposto e con maggiore ricorso alla precarietà. Secondo poi l’accesso ai dati della piattaforma Siisl non è più limitato all’Inps ma è stato esteso all’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ai Carabinieri della Tutela Lavoro e alla Guardia di Finanza con una ulteriore, e deprecabile, militarizzazione delle procedure dentro quel processo strisciante di militarizzazione delle scuole, degli atenei e del corpo sociale.

In un paese nel quale i ricchi pagano tasse irrisorie, le aziende beneficiano di sgravi fiscali e incentivi si va elaborando la criminalizzazione dei disoccupati, dei percettori si sussidi attraverso il piano triennale ministeriale per contrastare la percezione illegittima dell’Assegno di Inclusione, mentre ai Comuni viene affidato «l’incrocio delle informazioni dichiarate ai fini ISEE con quelle disponibili presso gli uffici anagrafici e quelle raccolte dai servizi sociali e ogni altra informazione utile per individuare omissioni nelle dichiarazioni o dichiarazioni mendaci al fine del riconoscimento del beneficio». Certo, non si escludono categoricamente controlli nei confronti delle imprese che offrono i lavori, ree di far «concorrenza sleale» ai loro colleghi onesti, resta tuttavia innegabile che il vero obiettivo da perseguire sia quello di ridurre i costi dello stato sociale colpendo chi sta «in cassa integrazione, incassa il sussidio e lavora in nero per convenienza sua e dell’impresa che lo ingaggia». Non per caso sono aumentati enormemente i controlli periodici e gli obblighi dei percettori di sussidi e dei loro familiari, costretti a recarsi frequentemente agli sportelli dei servizi sociali. A conferma della natura di classe del Governo la scarsa propensione al controllo delle aziende e l’asfissiante criminalizzazione degli ultimi, il diffondersi di proposte di legge che puniscono con anni di carcere quanti organizzeranno blocchi della produzione, picchetti ai cancelli intensificando le sanzioni e le condanne penali già previste dai vari Pacchetti sicurezza.

Nel dibattito pubblico intanto si parla a senso unico, nell’ottica padronale, di incremento della produttività, di crescita del PIL e del rispetto di vincoli europei, proprio quando aumenta il divario tra Nord e Sud , un divario che diventerà incolmabile quando approveranno l’autonomia differenziata fortemente voluta tanto dai governatori della Lega e del centro destra quanto da quelli del Pd.

Nel rapporto 2023 di Banca d’Italia la crescita del Pil resta bassa in tutto il paese ma soprattutto nelle aree meridionali dove per altro i servizi socio sanitari sono ridotti ai minimi termini costringendo molti\e al pendolarismo verso il centro nord per ricevere cure adeguate o livelli di istruzione decenti. Per la Banca d’Italia “il prodotto è ancora inferiore di oltre 7 punti rispetto ai livelli precedenti la crisi del 2008-09 (4 punti nel Centro), mentre nel Nord è superiore già dal 2022”.

Il PIL pro-capite del Mezzogiorno è solo il 55% di quello registrato nel resto del paese. E se guardiamo agli investimenti del privato, le imprese industriali pensano soprattutto alle aree del Centro Nord, gli investimenti al Sud sono pochi e del tutto insufficienti

E nel frattempo le condizioni e la qualità di vita nelle aree metropolitane e nelle regioni del Sud si va deteriorando giorno dopo giorno. E del tutto evidente che davanti a questa disuguaglianza strutturale si vogliano applicare ricette improntate alla criminalizzazione degli ultimi, alla repressione delle lotte sindacali e sociali e alla affermazione di una spesa pubblica del tutto insufficiente nel rispetto dei parametri Ue.

Il ritardo economico del Mezzogiorno e l’elevato debito pubblico sono questioni ineludibili per la politica economica”.

Meno Stato e più mercato, il vecchio slogan neo liberista viene oggi coniato in altre forme rispetto al passato ma è evidente il depotenziamento del pubblico al quale hanno da decenni tolto ogni forma di controllo e direzione a fini sociali dell’economia.

Nella fase capitalistica attuale gli investimenti pubblici andranno ai settori redditizi e alla guerra, welfare e sanità saranno investiti da processi di continua riduzione di spesa e in questo modo si acuiranno le disuguaglianze economiche e sociali, i divari regionali e i processi di privatizzazione, il ricorso a variegati sistemi di appalti e subappalti. E per prevenire il conflitto si spiana intanto la strada a nuove forme repressive contro i lavoratori, i disoccupati e i percettori di sussidi.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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