Il crollo della spesa sanitaria in Italia

Come esposto da Federico Giusti nel suo articolo, i dati dimostrano come la spesa sanitaria italiana sia in costante decrescita e risulti decisamente insufficiente rispetto a quella dei principali Paesi sviluppati.

L’incremento del fondo sanitario viene previsto dalla prossima legge di Bilancio ma il presunto aumento di spesa in realtà non corrisponde a verità, stiamo parlando infatti di risorse destinate ad alcune voci afferenti al capitolo sanità ma non propriamente alla salute pubblica.

Trattasi infatti di soldi vincolati al rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro dei dipendenti della sanità pubblica che da due anni sono senza contratto fino all’Accordo per i medici di base che da qui a pochissimi anni saranno in numero insufficiente anche a causa del numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea, breve e lunga, delle facoltà di Medicina. Questioni dirimenti per capirci ma da qui ad asserire che la spesa sanitaria aumenti corre grande differenza, in realtà Meloni segue la strada dei tagli al settore già intrapresa da Mario Draghi.

Fatti due conti parliamo di 2,3 miliardi inseriti nella Legge di Bilancio mentre per abbattere le liste di attesa, assumere personale in deroga ai tetti di spesa, investire insomma nella salute pubblica servirebbero ben altre cifre. E non si dice che le risorse stanziate alla sanità privata sono invece in aumento mentre il Fondo Sanitario Nazionale resta fermo e non tiene conto della inflazione. Per capire quanto un paese spenda per la sanità e la salute pubblica occorre guardare rapporto tra spesa sanitaria e PIL nazionale tanto che nel settembre scorso Sole 24 Ore, impietosamente, scriveva che la spesa sanitaria italiana nel 2022 era inferiore, del resto come i salari, alla media OCSE e il nostro paese si collocava al sedicesimo posto per spesa pro capite. In allegato una tabella che evidenzia la reale spesa italiana in materia di sanità.

Molte patologie oggi sono legate all’inquinamento, allo stress correlato al lavoro, al diffondersi di malattie e tumori, alla scarsa prevenzione derivante dalle croniche difficoltà in cui si trova il Servizio Sanitario Nazionale, dalle difficoltà economiche insorgenti e tali da precludere a molte famiglie l’accesso a strutture private magari per non attendere un anno prima di sottoporsi a una mammografia. Molti sanitari oggi sono in realtà interinali o dipendenti di cooperative e ditte in appalto e con marcate differenze salariali rispetto a colleghi\e del SSN. Prima di cantare vittoria il Governo dovrebbe guardare i dati invece di occultarli dietro a presunti stanziamenti che servono a malapena a rinnovare i contratti scaduti mentre invece sono assenti i fondi reali ossia quelli destinati all’abbattimento delle liste di attesa, al potenziamento della medicina di base e preventiva, alla riapertura dei plessi sanitari chiusi a colpi di di tagli e di spending review.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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