Russia: Vladimir Putin nel peggior momento della sua carriera politica

Come dimostrato dalle ultime elezioni, il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, sta vivendo il momento più complicato della sua carriera politica.

L’8 settembre è stata giornata di elezioni in tutta la Federazione Russa. Tra le competizioni più importanti, si eleggevano ben diciannove governatori e tredici parlamenti dei soggetti che compongono lo Stato federale. Gli occhi, però, erano puntati soprattutto sulle due città principali, Mosca e San Pietroburgo.

Nella capitale si eleggeva la Duma cittadina, composta da quarantacinque deputati. Se, cinque anni fa, il partito Russia Unita, (in russo Единая Россия; Edinaja Rossija), quello del presidente Vladimir Putin, aveva conquistato ben 38 seggi, questa volta si è dovuto accontentare di mantenere la maggioranza con appena venticinque deputati. Il grande vincitore è stato invece il Partito Comunista della Federazione Russa (Коммунистическая партия Российской Федерации – КПРФ; Kommunističeskaja partija Rossijskoj Federacii – KPRF). La formazione condotta a livello nazionale da Gennadij Zjuganov ha visto la propria rappresentanza passare da cinque a tredici seggi, imponendosi come principale forza di opposizione al partito di governo.

Per il resto, sono stati eletti quattro rappresentanti tra le fila dei liberali del Partito Democratico Unificato Russo – Jabloko (Российская Oбъединенная Демократическая Партия – Яблоко; Rossijskaja Ob”edinennaja Demokratičeskaja Partija – Jabloko) e tre deputati per i socialdemocratici di Russia Giusta (Справедливая Россия – Spravedlivaja Rossija). I grandi delusi, invece, sono i nazionalisti di destra del Partito Liberal-Democratico di Russia (Либерально-Демократическая Партия России; Liberal’no-Demokratičeskaja Partija Rossii – LDPR), che hanno perso l’unico seggio che avevano nella precedente legislatura, al pari di Rodina (Всероссийская политическая партия «Родина»; Vserossijskaja Političeskaja Partija «Rodina», letteralmente Partito Politico Pan-Russo “Madrepatria”), altra forza nazionalista.

Tutte le elezioni, ad ogni modo, sono state caratterizzate da un’affluenza alle urne decisamente bassa: il 21.77% di Mosca non è infatti molto diverso dal 29.90% degli elettori che si sono recati alle urne a San Pietroburgo, dove invece si votava per l’elezione del nuovo governatore. Giudicate dall’opposizione come falsate, le elezioni di San Pietroburgo sono state boicottate da diverse forze politiche. Anche il candidato comunista, Vladimir Bortko, considerato come il principale avversario del governatore uscente Aleksandr Beglov, ha alal fine deciso di non prendere parte ad un agone elettorale già segnato. In questo modo, l’esponente del partito di Putin non ha avuto problemi ad ottenere la riconferma con il 66.22% delle preferenze, ma appena 734.000 voti su un elettorato potenziale di quasi sei milioni e mezzo di persone. Gli unici altri candidati erano Nadežda Tichonova (17.31%), di Russia Giusta, e Michail Amosov (16.47%) di Piattaforma Civica (Гражда́нская Платфо́рма, Grazhdanskaya Platforma), una lista liberale.

Anche nelle altre elezioni, il partito Russia Unita è riuscito a mantenere il potere, ma tutti i confronti sono stati caratterizzati da boicottaggi dell’opposizione ed un’affluenza alle urne da record (in senso negativo). Solamente in alcune aree, i cittadini sono effettivamente accorsi alle urne numerosi, come nel caso di Stavropol’, dove Vladimir Vladimirov ha ottenuto la conferma con il 79.74% delle preferenze ed il 66.86% degli aventi diritti che si sono recati alle urne, oppure nella Repubblica di Baschiria (71.74% di affluenza e netta conferma per Radij Chabirov). Anche nella vittoria, poi, il partito Russia Unita ha fatto registrate perdite di consensi quasi ovunque, a fronte della crescita dei principali partiti di opposizione, in particolare dei comunisti.

Certamente, anche i maggiori sostenitori di Vladimir Putin concorderanno nel dire che il presidente russo non è mai stato così tanto in difficoltà per quanto riguarda la politica interna. Sulla carta, Russia Unita è uscito come primo partito in praticamente tutte le elezioni, ma un’analisi leggermente più attenta dei fatti dimostra come il potere di Putin sia oramai messo in dubbio da gran parte della popolazione, soprattutto nelle città più importanti, dove non cessano le manifestazioni popolari contro il governo.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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