Polinesia Francese: trionfo storico per il partito indipendentista di Moetai Brotherson

Per la prima volta nella storia, il partito indipendentista ha ottenuto la maggioranza dei seggi nel parlamento di Papeete. Il suo leader Moetai Brotherson sarà il nuovo presidente del territorio composto da cinque arcipelaghi.

La Polinesia Francese è una collettività d’oltremare della Repubblica Francese che gode di ampia autonomia per le questioni di politica interna, ma che resta dipendente dalla madrepatria in materia di politica estera e difesa. Composta da cinque arcipelaghi per un totale di 118 isole, di cui 76 abitate, la Polinesia Francese ha sempre visto un duro confronto politico tra la linea autonomista, che però prevede la permanenza del legame con Parigi, e quella indipendentista. Nel 2013, le Nazioni Unite hanno inserito il possedimento francese dell’Oceano Pacifico nell’elenco dei territori da decolonizzare, ma la Francia ha finora rifiutato di riconoscere la decisione delle Nazioni Unite e respinge l’impegnarsi in un processo sotto la supervisione delle Nazioni Unite.

In passato, gli indipendentisti hanno occupato la presidenza in diverse occasioni, in particolare con il loro leader storico Oscar Temaru, ma sempre nell’ottica di un’alternanza a rotazione con gli autonomisti. Mai, infatti, gli indipendentisti avevano avuto un consenso tale da poter imporre la propria linea senza scendere a compromessi con altri partiti. Questo fino alle elezioni di aprile, tenutesi su due turni il 16 e il 30, che hanno regalato una storica vittoria al partito Tāvini Huiraʻatira (“Servire il Popolo”) erede del Front de Libération de la Polynésie (FLP).

Nella nuova legislatura gli indipendentisti avranno a disposizione ben trentotto seggi sui 57 che compongono l’emiciclo di Papeete, una solida maggioranza assoluta rispetto ai partiti indipendentisti, ed un ragguardevole balzo rispetto ai soli otto deputati uscenti. Di conseguenza, il leader indipendentista Moetai Brotherson, erede designato del capo carismatico Oscar Temaru, occuperà la presidenza a partire dal 12 maggio, data ufficiale dell’inizio del suo mandato.

La principale forza di opposizione, invece, sarà Tāpura Huiraʻatira (“Lista del Popolo”), il partito del presidente uscente Édouard Fritch, che disporrà di quindici seggi. A questi va aggiunto l’unico scranno conquistato dal leader di Amuitahiraʻa o te Nunaʻa Maohi (“Unione del Popolo Maohi”), il novantunenne Gaston Flosse, che prima del secondo turno ha suggellato un’alleanza con Fritch nel tentativo di contrastare gli indipendentisti. Presente in parlamento anche un’altra formazione autonomista, A here ia Porinetia (“Io Amo la Polinesia”), nata da una scissione di Tāpura Huiraʻatira, che ha eletto tre rappresentanti.

In seguito alla pubblicazione dei risultati, il presidente eletto, Moetai Brotherson, ha detto che probabilmente nominerà una maggioranza di donne quando formerà il suo governo, dopo aver confermato che Eliane Tevahitua sarà la vicepresidente. Dal canto suo, lo sconfitto Fritch ha affermato che, nonostante la vittoria degli indipendentisti, la maggioranza dei polinesiani francesi è favorevole all’autonomia, visto che il partito vincitore ha ottenuto “solo” il 44% delle preferenze.

Di fronte alle accuse di Fritch di voler creare il caos, Brotherson ha risposto che i risultati delle elezioni mostrano che le persone non si sono fatte ingannare, sapendo che l’indipendenza non avverrà la prossima settimana. In qualità di presidente eletto, il leader indipendentista ha affermato che rappresenterà tutto il popolo e cercherà un dialogo con la Francia come partner sulla base del rispetto reciproco. Brotherson ha anche ricordato che Fritch dovrebbe farsi un’esame di coscienza per la sua cattiva gestione della pandemia di Covid-19, durante la quale è stato multato per aver infranto le regole di distanziamento sociale decise dal suo stesso governo.

Da Parigi, il ministro degli Interni della Repubblica Francese, Gérald Darmanin, si è congratulato con Temaru e Brotherson e ha riconosciuto che “i polinesiani votano per un cambiamento“. Il leader della sinistra francese, Jean-Luc Mélenchon ha invece esaltato il risultato delle elezioni polinesiane come “un successo storico”.

Naturalmente, come sottolineato dallo stesso Brotherson, la vittoria del partito indipendentista non implica che la Polinesia Francese potrebbe diventare indipendente a breve termine. Tuttavia, il governo di Brotherson potrebbe modificare le relazioni tra Parigi e Papeete, ed aprire la strada all’organizzazione di un referendum per l’autodeterminazione. Secondo gli esperti, ci vorrebbero almeno quindici anni per preparare la Polinesia Francese a diventare completamente autonoma da Parigi, vista la forte dipendenza economica e nel campo della difesa rispetto alla madrepatria.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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