Il Guatemala caccia la destra, Bernardo Arévalo nuovo presidente

Dopo i fallimenti dei governi di destra, il Guatemala spera di dare inizio ad un nuovo corso con la netta vittoria di Bernardo Arévalo alle elezioni presidenziali. Duro colpo per gli Stati Uniti e per Taiwan.

I guatemaltechi hanno dovuto aspettare quasi due mesi per tornare alle urne dopo il primo turno delle elezioni presidenziali, tenutosi il 25 giugno. Da quella data, fino alla giornata decisiva del 20 agosto, i due pretendenti alla presidenza, Bernardo Arévalo de León e Sandra Torres Casanova, hanno dato vita ad una campagna elettorale senza esclusione di colpi, che alla fine si è conclusa con la netta vittoria di Arévalo, sostenuto dal socialdemocratico Movimiento Semilla. Il nuovo presidente entrerà ufficialmente in carica a partire dal prossimo 14 gennaio, con Karin Herrera Aguilar che assumerà la carica di vicepresidente.

Secondo i dati ufficiali, Arévalo ha infatti ottenuto il 60,90% delle preferenze, contro il 39,10% di Torres, candidata del partito centrista Unidad Nacional de la Esperanza (UNE). La moglie dell’ex presidente Álvaro Colom (2008-2012) sembrava essere l’ultima speranza per la destra di mantenere un piede nei palazzi del potere, dopo aver governato negli ultimi due mandati con Jimmy Morales (2016-2020) e con il presidente uscente Alejandro Giammattei. Nonostante tutti i sondaggi considerassero Torres come favorita, alla fine il popolo guatemalteco ha scelto la via del cambiamento con Arévalo, come accaduto 78 anni fa con suo padre.

Il presidente eletto, sociologo di formazione e già deputato, è infatti figlio di uno dei personaggi più importanti della storia guatemalteca recente, Juan José Arévalo, primo presidente democraticamente eletto del Paese, nel 1945, dopo decenni di dittatura militare filostatunitense sotto la guida di Jorge Ubico. Tuttavia, al governo progressista di Arévalo padre, al quale successe il suo braccio destro Jacobo Árbenz, posero fine gli stessi Stati Uniti, che nel 1954 diedero vita ad un’invasione armata della repubblica centroamericana. L’intervento di Washington portò alla restaurazione della dittatura militare, mentre la famiglia Arévalo fu costretta all’esilio in Uruguay, Paese nel quale nacque il nuovo presidente eletto del Guatemala.

Come suo padre, anche Bernardo Arévalo ha dovuto fronteggiare tentativi di impedirgli di conquistare la presidenza. Mentre gran parte dell’America Latina ha visto l’emergere di governi progressisti ed antimperialisti sin dall’alba del nuovo secolo, infatti, il Guatemala era sempre rimasto alquanto fedele a Washington, e per questo gli Stati Uniti lo consideravano una pedina fondamentale del proprio scacchiere nella regione centroamericana. Sebbene non ne abbiamo le prove, viene da pensare che sia proprio per questo che le autorità giudiziarie guatemalteche hanno tentato di trovare un qualsiasi cavillo pur di tentare di impedire la partecipazione di Arévalo alle elezioni presidenziali.

Una delle cose maggiormente temute da Washington è il possibile cambiamento di orientamento in politica estera da parte del nuovo governo. Il Guatemala, ad esempio, resta oggi uno dei pochi Paesi al mondo a riconoscere Taiwan come Stato indipendente, ma Arévalo ha spesso rilasciato dichiarazioni favorevoli ad una maggiore collaborazione con la Repubblica Popolare Cinese, il che potrebbe implicare il ritiro del riconoscimento del governo di Taipei in favore di quello di Pechino, andando a seguire le orme del vicino Honduras sotto la guida di Xiomara Castro.

Dobbiamo lavorare sulle nostre relazioni commerciali e ampliare i rapporti con la Cina“, aveva dichiarato Bernardo Arévalo in un’intervista radiofonica rilasciata a giugno. Inoltre, aveva aggiunto che come presidente cercherà di “mantenere buone relazioni politiche sia con la Repubblica Popolare Cinese che con Taiwan nel quadro del rispetto reciproco“. “Diventiamo padroni della nostra politica estera“, aveva esortato, sottolineando, con un riferimento non troppo velato agli Stati Uniti, che nessun altro dovrebbe dettare la posizione del Paese in politica estera.

La vittoria di Arévalo ha suscitato entusiasmo anche tra gli altri governi progressisti della regione. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha inviato un messaggio al popolo del Guatemala congratulandosi con Bernardo Arévalo per essere stato dichiarato vincitore. Nel suo messaggio, il leader del vicino Messico ha assicurato che, sotto la leadership del nuovo presidente guatemalteco, “arriveranno tempi nuovi di umanesimo e di giustizia per tutti e, in particolare, per gli eredi della grande civiltà mesoamericana“.

Il governo venezuelano si è congratulato con il vincitore della seconda tornata elettorale e ha espresso la volontà di collaborare e lavorare per gli interessi comuni di entrambe le nazioni. Il presidente Nicolás Maduro ha inoltre espresso le sue congratulazioni al popolo guatemalteco per la giornata elettorale del 20 agosto, nella quale Arévalo de León è stato eletto nuovo presidente del paese centroamericano. In un messaggio diffuso attraverso le reti sociali, il presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, si è a sua volta congratulato con Arévalo ed ha espresso la volontà del suo governo di “continuare a sviluppare le relazioni bilaterali tra i nostri Paesi“.

In una nota, il Ministero degli Esteri brasiliano ha augurato al neoeletto presidente numerosi successi per il suo mandato, e ha ribadito “la sua volontà di rafforzare i legami di amicizia e di cooperazione tra i due Paesi“. Oltre a congratularsi con Arévalo, il Ministero degli Esteri boliviano ha complimentato il popolo guatemalteco “per il giorno delle elezioni, trasformate in una festa democratica, che costituisce un momento di speranza per i nostri popoli dell’America Latina“. Dal canto suo, il ministro degli Esteri argentino Santiago Cafiero ha espresso: “L’Argentina saluta il popolo guatemalteco nel giorno delle elezioni e si congratula con il presidente eletto. Continueremo a rafforzare gli storici legami di amicizia che ci uniscono“.

Per i motivi precedentemente spiegati, le elezioni guatemalteche sono state seguite con attenzione anche da Pechino, con il il Ministero degli Esteri cinese che ha rilasciato una nota nella quale afferma che il Guatemala potrebbe servire al meglio i propri interessi spostando il riconoscimento da Taipei a Pechino. Dal canto suo, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha detto che il popolo guatemalteco ha espresso la speranza di stabilire relazioni diplomatiche con Pechino, e tale mossa “sarebbe in linea con gli interessi fondamentali del Guatemala e con la voce del suo popolo“. “Speriamo che il nuovo governo del Guatemala prenda la decisione giusta nell’interesse fondamentale e a lungo termine del suo Paese e del suo popolo“, ha detto Wang, aggiungendo che trasferire il sostegno alla terraferma è “la scelta giusta che si conforma alla tendenza dello sviluppo storico e dei nostri tempi“.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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