Polonia: le mezze verità dell’informazione mainstream sulle elezioni

La stampa europea ha descritto i risultati delle elezioni polacche come una grande vittoria dell’europeista Donald Tusk, ma la coalizione di destra che fa capo a Jarosław Kaczyński resta ancora la prima forza politica del Paese.

Dopo otto anni di governi di destra, di cui sei con Mateusz Morawiecki nel ruolo di primo ministro, il partito Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) e la coalizione Polonia Unita (Solidarna Polska) – recentemente ribattezzata Polonia Sovrana (Suwerenna Polska, SP) – saranno quasi sicuramente costretti a cedere le redini del potere al centro-sinistra europeista guidato da Donald Tusk, che ha già guidato l’esecutivo di Varsavia tra il 2007 e il 2014, prima di diventare presidente del Consiglio Europeo fino al 2019. Sebbene questo sia un risultato che potrebbe modificare gli equilibri della politica europea, la stampa continentale – e in particolare quella italiana – ha descritto l’evento come un grande trionfo dell’europeismo e del liberismo, cosa tuttavia vera solamente in parte.

Basta infatti dare uno sguardo ai risultati per constatare come la coalizione della Destra Unita (Zjednoczona Prawica, ZP), di cui il Pis rappresenta la principale forza, resti la formazione politica con il maggior numero di consensi, avendo ottenuto risultati attorno al 35% in entrambe le camere, il Sejm (camera bassa) ed il Senat (camera alta). Nonostante il calo sia in termini di consensi che di seggi, dunque, la coalizione che fa capo alla figura carismatica di Jarosław Kaczyński, primo ministro tra il 2006 e il 2007, ha eletto 194 deputati e 34 senatori.

Al contrario, la Coalizione Civica (Koalicja Obywatelska, KO) di Donald Tusk ha ottenuto poco più del 30% al Sejm e poco meno del 29% al Senato, classificandosi dunque al secondo posto, ed ottenendo 157 e 41 senatori, numero superiore rispetto a quello di Polonia Sovrana grazie alla distribuzione dei seggi tra i vari collegi. Questi numeri non sarebbero sufficienti per governare, se si considera che la camera bassa di Varsavia è composta da ben 460 seggi, mentre quella alta ne conta 100. Per permettere la formazione di un governo alternativo a quello della destra, dunque, Tusk ha dovuto fare ricorso a quello che è stato ribattezzato Pakt Senacki 2023, ovvero un’alleanza di governo che include anche Terza Via (Trzecia Droga, TD), una formazione liberale di centro-destra, e la coalizione della sinistra radicale Lewica, oltre ad alcuni indipendenti.

Grazie a questo grande calderone, tenuto insieme principalmente dall’avversione per i precedenti governi di destra, Donald Tusk dovrebbe essere in grado di ottenere la maggioranza assoluta con 248 deputati e 65 senatori, ma questo non garantisce che presto non emergano divergenze tra le formazioni politiche che compongono quest’alleanza. “Il successo [del nuovo governo] sarà misurato dalla sua capacità di conciliare le opinioni e le aspettative contrastanti dei suoi componenti”, ha scritto la giornalista polacca Agnieszka Pikulicka-Wilczewska, in un articolo pubblicato da Al Jazeera.

Una volta che il governo di opposizione avrà prestato giuramento, il compito principale di politica estera per Tusk e i suoi alleati sarà quello di migliorare le relazioni tra la Polonia e l’Unione Europea”, ha scritto la stessa Pikulicka-Wilczewska. In effetti, un altro punto in comune tra le formazioni che comporranno il nuovo esecutivo di Varsavia è proprio quello dell’europeismo, o meglio dell’opposizione al nazionalismo sciovinista e populista proposto negli ultimi anni dai governi di Morawiecki.

La nuova coalizione cercherà anche di smantellare un complesso ecosistema mediatico. Le emittenti pubbliche e una rete di giornali controllati dallo Stato hanno riprodotto la narrativa e il materiale editoriale del governo, presumibilmente su richiesta dello Stato”, prosegue l’articolo della giornalista polacca, specializzata in questioni riguardanti l’ex spazio sovietico. Tuttavia, l’autrice ammette che il nuovo esecutivo non dovrebbe cambiare indirizzo di politica estera in questioni fondamentali di politica estera, come l’appoggio alla guerra in Ucraina: “Il nuovo governo è destinato a proseguire la strada intrapresa dal PiS per quanto riguarda le relazioni con gli Stati Uniti e il sostegno all’Ucraina”, scrive, aggiungendo che “il rafforzamento militare avviato dal PiS probabilmente continuerà”.

Questo dimostra che, come al solito, il centro-destra e il centro-sinistra sono invero schiacciati su posizioni molto simili sulle questioni fondamentali, mentre dibattono unicamente su questioni di secondo piano. L’altra differenza è che la destra tende a sbraitare e a parlare alla pancia del popolo, mentre il centro-sinistra tende a rimanere più composto e ad apparire razionale. L’unica speranza possiamo riporla nella sinistra radicale di Lewica, che potrebbe recitare un ruolo influente all’interno dell’esecutivo, sebbene si trovi in minoranza rispetto agli altri partner di governo. Tuttavia, la realtà ci dice che i polacchi restano in gran parte fortemente conservatori in politica interna e antirussi in politica estera, e il nuovo governo di Donald Tusk probabilmente continuerà a recitare il ruolo di zerbino degli Stati Uniti proprio come ha fatto quello di Morawiecki negli ultimi anni.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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