Il Pakistan punta all’adesione ai BRICS

Il governo pakistano ha espresso la propria volontà di entrare a far parte dei BRICS. I principali ostacoli potrebbero essere il possibile veto dell’India e i problemi economici che attualmente attanagliano il Paese.

Il Pakistan sta esplorando attivamente la possibilità di unirsi ai BRICS, come confermato dal Ministro degli Esteri ad interim, Jalil Abbas Jilani, durante una recente riunione del Comitato Permanente del Senato sulle Relazioni Esterne. In quest’occasione Jilani ha ribadito con chiarezza la posizione del governo di Islamabad, sottolineando che il Pakistan non fa parte di alcuna politica di blocchi e desidera instaurare relazioni positive con tutte le nazioni del mondo.

La storia e gli obiettivi dei BRICS, formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, sono stati messi in evidenza dal Ministro degli Esteri ad interim. Durante l’ultimo summit a Johannesburg, il gruppo ha esteso inviti a nazioni come l’Arabia Saudita, l’Iran, gli Emirati Arabi Uniti, l’Argentina, l’Egitto e l’Etiopia, che entreranno ufficialmente a far parte dei BRICS a partire dal 2024. Jilani ha spiegato che il Pakistan sta valutando attentamente l’adesione a questo raggruppamento internazionale, soprattutto considerando gli obiettivi del BRICS di ristrutturare il sistema finanziario internazionale e ridurre la dipendenza dal dollaro.

Tuttavia, una certa preoccupazione è stata espressa dai senatori riguardo a un possibile veto dell’India all’ingresso del Pakistan nei BRICS. Dal canto suo, il Ministro degli Esteri ha minimizzato tali preoccupazioni, affermando che qualsiasi membro che dovesse ricorrere ad un veto rischierebbe il proprio status all’interno del gruppo. Inoltre, Islamabad punta soprattutto sulla spinta della Cina in proprio favore per superare le prevedibili reticenze di Nuova Delhi.

Muhammad Karim Ahmed, Program Manager della Pakistan Broadcasting Corporation, ha evidenziato che i paesi BRICS rappresentano circa il 41% della popolazione mondiale, offrendo al Pakistan l’opportunità di accedere a un mercato significativo. Tuttavia, ha notato che le difficoltà economiche e gli accordi con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) potrebbero rappresentare ostacoli all’adesione del Pakistan.

La candidatura del Pakistan ad un ingresso dei BRICS mostra inoltre come le ingerenze occidentali nella politica interna del Paese dell’Asia meridionale non abbiano sortito tutti gli effetti sperati. Anche dopo la rimozione di Imran Khan dal ruolo di primo ministro, Islamabad continua a pereseguire una politica indipendente, stringendo forti relazioni con la Cina e con altri Paesi esterni al blocco occidentale. Dal mese di agosto, dopo la caduta dell’esecutivo di Shehbaz Sharif travolto dalla crisi economica, il governo ad interim è guidato da Anwaar-ul-Haq Kakar, che ad ottobre ha incontrato il presidente Xi Jinping a Pechino in occasione del Forum Belt and Road (in foto).

L’espansione dei BRICS e la crescita di appeal della Cina presso i governi dei Paesi non-occidentali porta a grandi preoccupazioni nell’establishment dell’impero, che sente il suo monopolio sugli affari internazionali sempre meno solido e più minacciato. Inoltre, il timore degli Stati Uniti è che i BRICS possano diventare uno strumento della Cina per minacciare l’ordine mondiale basato sulle regole imposte da Washington a proprio esclusivo vantaggio, per sostituirlo con un nuovo ordine multipolare basato sul vantaggio reciproco.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è che l’ingresso di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran potrebbe segnare la fine definitiva del petrodollaro. Considerando anche la presenza della Russia, i BRICS allargati costituiscono quasi il 42% della produzione mondiale di petrolio greggio, aprendo la strada all’utilizzo di valute alternative, e accelerando in questo modo il processo di dedollarizzazione.

In un momento cruciale della storia mondiale, la comunità internazionale deve fare una scelta tra dialogo e confronto, cooperazione e conflitto. I BRICS, con il loro impegno per il multilateralismo inclusivo, possono svolgere un ruolo significativo nel plasmare un futuro di prosperità condivisa, e il governo pakistano sembra determinato a non lasciarsi sfuggire l’occasione di diventare uno dei protagonisti di questa svolta storica.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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