Liberia: ora George Weah può festeggiare, è lui il nuovo presidente

Di politica africana, i mass media nostrani ne parlano ben poco. Ma se di mezzo c’è un ex calciatore dal passato glorioso, ecco che l’Italia pallonara si scatena e si scopre appassionata persino delle elezioni presidenziali liberiane. A causa della foga e della scarsa conoscenza del processo elettorale liberiano, come segnalammo a suo tempo, gran parte della stampa si precipitò nel proclamare George Weah, l’ex attaccante di Paris Saint-Germain e Milan, come nuovo presidente della Liberia: in realtà, Weah ha potuto festeggiare la sua elezione solo oltre due mesi dopo, in seguito al ballottaggio tenutosi lo scorso 26 dicembre, mentre l’inizio del suo mandato è previsto per lunedì 22 gennaio.

CANDIDATI E SISTEMA ELETTORALE

Le sostanziali ragioni per le quali Weah non aveva vinto le elezioni presidenziali nel mese di ottobre erano due: innanzi tutto, la stampa si è precipitata nell’incoronarlo quando i risultati ufficiali non erano stati ancora comunicati dalla National Elections Commission (NEC), che ha accusato dei ritardi nel riconteggio delle schede; in seconda battuta, il sistema elettorale vigente in Liberia prevede un doppio turno, secondo il cosiddetto “modello francese”, per cui è assai improbabile un’elezione al primo turno. Proprio come in Francia, il nuovo Presidente può essere eletto dopo una sola consultazione elettorale unicamente nel caso in cui uno dei candidati superi il 50% delle preferenze. In caso contrario, si procede ad un ballottaggio.

Per quanto riguarda la successione ad Ellen Johnson Sirleaf, eletta nel 2005 e confermata alla presidenza nel 2011, i principali candidati erano due: George Weah e Joseph Boakai. L’ex calciatore del Milan, primo e finora unico africano in grado di vincere l’ambito Pallone d’Oro, si era già candidato nel 2005, venendo sconfitto proprio al ballottaggio: la sua candidatura è stata appoggiata dal Congress for Democratic Change (CDC). Boakai, invece, era l’erede designato della presidente uscente, impossibilitata dalla costituzione a candidarsi per un terzo mandato consecutivo della durata di sei anni: rappresentante dei liberali dello Unity Party, ha ricoperto dal 2006 il ruolo di vicepresidente.

Oltre ai due candidati principali, vi erano addirittura altri diciotto pretendenti al ruolo di primo cittadino liberiano. Due uomini, in particolare, aspiravano a svolgere il ruolo di terzo incomodo tra i due condendenti: già candidato nel 2011, Charles Brumskine si presentava tra le fila del Liberty Party, mentre Alexander B. Cummings si è candidato con i colori dell’Alternative National Congress.

I RISULTATI DEL PRIMO TURNO: BALLOTTAGGIO TRA WEAH E BOAKAI

La National Elections Commission ha impiegato diversi giorni per pubblicare i risultati ufficiali del primo turno, che ha fatto registrare un’affluenza alle urne del 75.2%. Tuttavia, subito dopo la pubblicazione dei primi risultati, tutto lasciava presagire un ballottaggio tra Weah e Boakai.

L’ex attaccante rossonero ha raccolto infatti il 38.4% dei consensi, un dato che lo ha posto al primo posto tra i candidati più votati, ma molto distante dalla soglia del 50%, necessaria per essere eletto al primo turno. Il vicepresidente uscente, invece, si attestava al 28.8%, accusando un ritardo importante da Weah, ma restando in piena corsa per la poltrona presidenziale.

Fondamentali, in ottica secondo turno, sarebbero state le indicazioni di voto da parte degli altri candidati, che si trovavano con il coltello dalla parte del manico per decidere se appoggiare Weah o Boakai. Brumskine, in particolare, ha raccolto 9.6% dei consensi, un bottino che gli permetterà di giocare un ruolo fondamentale anche nella formazione del nuovo governo. Cummings si è attestato sul 7.2%, mentre la sorpresa arrivava dal senatore Prince Johnson, capace di ottenere l’8.2%% con il Movement for Democracy and Reconstruction.

FORMAZIONE DEL PARLAMENTO E SECONDO TURNO: VITTORIA DI WEAH

I dati del primo turno sono stati fondamentali anche per la composizione della House of Representatives, la camera bassa che conta 73 seggi. La coalizione di Weah, denominata Coalition for Democratic Change, e formata da CDC, National Patriotic Party (NPP) e Liberia People’s Democratic Party (LPDP), ha ottenuto ventuno seggi, con un incremento di sette deputati. Dall’altra parte, lo Unity Party ha perso quattro rappresentanti, fermandosi a quota diciannove seggi.

Tra gli altri partiti, il People’s Unification Party ha ottenuto cinque seggi, mentre tre posti sono andati al Liberty Party ed all’All Liberian Party. Due parlamentari rappresenteranno il Movement for Democracy and Reconstruction, infine un deputato a testa è stato eletto per Movement for Economic EmpowermentLiberia Transformation PartyUnited People’s PartyVictory for Change PartyLiberian People’s Party Liberia National Union. A questa composizione, vanno aggiunti dodici deputati eletti da indipendenti, mentre non sono ancora stati comunicati i risultati finali di due distretti, con due seggi che restano al momento vacanti.

Nel frattempo, i 2.1 milioni di liberiani aventi diritto al voto sono stati nuovamente chiamati alle urne per il turno decisivo nell’elezione del nuovo capo di stato. Questa volta, Weah si è imposto nettamente con il 61.5% delle preferenze, contro il 38.5% ottenuto da Boakai. L’affluenza alle urne, che ancora non è stata comunicata ufficialmente, è risultata più bassa, intorno al 55%.

George Weah prenderà dunque in mano le redini della Liberia a partire dal prossimo 22 febbraio, quando terminerà il mandato dell’attuale capo di stato Ellen Johnson Sirleaf. Il senatore Jewel Taylor assumerà la carica di vicepresidente.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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