Burundi: approvata la riforma truffaldina del presidente Pierre Nkurunziza

In carica dal 2005, il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza ha ottenuto l’approvazione delle proprie riforme costituzionali attraverso un discutibile referendum popolare.

Il cinquantaquattrenne capo di stato, noto soprattutto per aver promosso l’abbandono, da parte del Burundi, della Corte Penale Internazionale (fatto mai avvenuto prima), si è lanciato dal mese di dicembre nella sua campagna per la modifica della costituzione, attraverso una riforma che, sotto una facciata di democraticità, nasconde gli interessi dello stesso Nkurunziza.

Ma cosa prevede esattamente la riforma costituzionale? Oltre alla reintroduzione del ruolo del Primo Ministro, la nuova legge fondamentale prevederà un limite di due mandati consecutivi per il Presidente della repubblica. Apparentemente, dunque, una limitazione del potere del capo di stato. Tuttavia, la realtà è ben differente: non avendo la riforma effetto retroattivo, Nkurunziza, attualmente al suo terzo mandato, ne potrà chiedere altri due. Ma c’è di più: la riforma prevede l’allungamento del mandato presidenziale da cinque a sette anni.

Facendo qualche conto, con il mandato attuale che avrà termine nel 2020, Nkurunziza potrebbe mantenere il potere fino al 2034, cosa assai probabile, visto che alle ultime presidenziali ha ottenuto il 69.41% dei consensi, mentre, nel referendum costituzionale dello scorso 17 maggio, il 79.1% dei votanti si è espresso a favore della riforma, con un’affluenza alle urne – udite, udite – del 96.24%. Entro il 2034, quando Nkurunziza avrà settantuno anni, poi, ci sarà pur sempre il tempo per organizzare una nuova riforma costituzionale, cosa che in Burundi pare molto frequente: la costituzione ha infatti subito modifiche nel 1981, nel 1992 e nel 2005, prima di quella attuale. In caso contrario, la riforma attuale prevede solo un limite di mandati consecutivi, dunque Nkurunziza potrebbe cedere lo scettro per sette anni ad uno dei suoi fedelissimi, per poi riassumerlo in prima persona.

Come se non bastasse, il referendum si è svolto in un clima di terrore, dopo che Nkurunziza ha emesso un decreto presidenziale con il quale prometteva tre anni di carcere a coloro che avessero invitato la popolazione all’astensione. L’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha registrato quindici omicidi e sei stupri nei pressi dei seggi elettorali.

Secondo l’opposizione, la riforma costituzionale voluta da Nkurunziza va a minare il valore degli Accordi di Arusha, stipulati nel 2000 con la mediazione di Nelson Mandela per porre fine alla guerra civile in Burundi, i quali prevedono una spartizione dei poteri tra le diverse componenti etniche del Paese e delle limitazioni al potere dei partiti e di singoli uomini politici. Questo, sempre secondo la coalizione di opposizione CNARED (Conseil National pour le Respect de l’Accord d’Arusha pour la paix et la Réconciliation au Burundi et la Restauration de l’Etat de Droit – Consiglio Nazionale per il Rispetto degli Accordi di Arusha per la pace e la Riconciliazione nel Burundi e la Restaurazione dello Stato di Diritto), potrebbe andare a minare la fragile pace sulla quale si regge il Burundi odierno. Ma ad essere minacciata non è solamente la pace e la stabilità del Paese, bensì quella dell’intera regione (la regione dei Grand Laghi), formata da stati dove la pace tra i diversi gruppi etnici è spesso attaccata ad un filo, come nel caso del vicino Ruanda, e che inoltre potrebbero essere messi in difficoltà se continueranno ad affluire migliaia di burundesi in cerca di rifugio.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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