Isole Marshall: il filocinese David Kabua eletto presidente

In seguito alla vittoria dell’opposizione nelle elezioni legislative lo scorso 18 novembre, David Kabua è stato eletto come nuovo presidente delle Isole Marshall.

Composto dagli arcipelaghi di Ratak e Ralik, lo Stato delle Isole Marshall è situato nell’Oceano Pacifico e conta una popolazione di circa 56.000 abitanti. Colonia tedesca dal 1884 al 1919, come parte della Nuova Guinea tedesca, l’arcipelago fu poi occupato dal Giappone al termine della prima guerra mondiale e dagli Stati Uniti dopo il secondo conflitto. Tra il 1946 ed il 1958 gli Stati Uniti testarono su quest’isola 66 armi nucleari, incluso il test nucleare più grande che gli Stati Uniti abbiano mai condotto, il “Castle Bravo”, detonato nell’atollo di Bikini, con pesanti conseguenze per gli abitanti locali.

Le Isole Marshall sarebbero diventate indipendenti dagli Stati Uniti solamente nel 1986, mantenendo tuttavia uno strettissimo legame con Washington. Il governo locale ha infatti firmato un Trattato di Libera Associazione (COFA), che prevedeva un risarcimento di 150 milioni di dollari per i test atomici effettuati nel passato e l’uso dell’atollo di Kwajalein per la base missilistica Ronald Reagan. L’accordo è stato rinnovato nel 2003 per altri vent’anni.

Proprio i rapporti con gli Stati Uniti caratterizzano gran parte del dibattito politico delle Isole Marshall: già le elezioni del 2007, vinte dagli esponenti contrari al COFA, avevano portato ad un ridimensionamento della base di Kwajalein. Anche le elezioni del novembre 2018 hanno visto una schiacciante vittoria della frangia che vuole affrancare la politica del piccolo stato arcipelagico dalla dominazione statunitense. Il nuovo governo, infatti, ha promesso il riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese, visto che le Isole Marshall attualmente riconoscono il governo di Taiwan come legittimo governo cinese.

Più in generale, la nuova linea politica delle Isole Marshall potrebbe portare ad un allontanamento dagli Stati Uniti, con il possibile mancato rinnovo del COFA nel 2023, e ad un avvicinamento nei confronti della Cina. Per la diplomazia cinese si tratterebbe di una nuova vittoria nel Pacifico, dopo che altri due Stati di quest’area, Kiribati e le Isole Salomone, avevano già deciso di ritirare il riconoscimento di Taiwan negli scorsi mesi. La prospettiva per questi Paesi è naturalmente quella dell’inserimento nel progetto cinese della Belt and Road Initiative (BRI), la cosiddetta nuova Via della Seta.

Come conseguenza dei risultati delle elezioni legislative, il presidente in carica Hilda Heine non ha ottenuto la riconferma. Heine, considerata come un’esponente decisamente filostatunitense, aveva pesantemente criticato i governi di Kiribati e Salomone per il cambiamento di prospettiva in politica estera. I membri del parlamento delle Isole Marshall le hanno preferito David Kabua, già leader dell’opposizione, eletto per venti preferenze a dodici (più una astensione) nella consultazione del 6 gennaio.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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