Gli Stati Uniti boicottano la lotta di Cuba contro il coronavirus

A causa dell’embargo che va avanti da sessant’anni, Cuba è impossibilitata a comprare nuovi respiratori, mentre il governo degli Stati Uniti “invita” gli altri Paesi a rifiutare l’aiuto dei medici cubani. Che intanto sono arrivati a Torino.

La longa manus dell’imperialismo statunitense non ha pietà neppure nel momento della crisi sanitaria, e, mentre in patria si è costretti a contare i morti a migliaia, sfrutta l’occasione per sferrare nuovi attacchi ai Paesi che non si lasciano addomesticare, come il Venezuela e Cuba.

Il ministro degli esteri del governo de L’Avana, Bruno Rodríguez Parrilla, ha denunciato le attività di Washington per denigrare l’operato dei medici cubani all’estero, affermando che gli Stati Uniti stanno intervenendo presso governi terzi per chiedere loro di respingere il sostegno delle brigate mediche “Henry Reeve”: è proprio quello che è accaduto in Spagna, dove il primo ministro Pedro Sánchez ha rifiutato il supporto cubano dopo aver ricevuto tale comunicazione dagli Stati Uniti.

Ancora una volta gli Stati Uniti si scagliano con menzogne irrispettose contro la cooperazione medica di Cuba. È la risposta sbagliata alla crescente domanda internazionale e in quel Paese di porre fine al blocco, una politica il cui impatto si sta intensificando nel contesto della lotta contro Covid-19“, ha affermato Rodríguez Parrilla, rispondendo alle illazioni di un membro del Dipartimento di Stato, Michael Kozak, secondo il quale Cuba non rispetterebbe le convenzioni internazionali sul lavoro.

Eugenio Martínez, direttore fenerale per l’America Latina e i Caraibi all’interno del Ministero degli Esteri cubano, ha rincarato la dose: “La politica estera degli Stati Uniti è allo scoperto: mente e incolpa gli altri per i suoi fallimenti; chiama il Covid-19 come virus cinese; critica l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, piuttosto che cooperare; attacca la collaborazione medica internazionale di Cuba, applica sanzioni crudeli e ruba i ventilatori polmonari“.

Con quest’ultima frase, Martínez si riferisce al fatto che per Cuba è oggi praticamente impossibile acquistare nuovi ventilatori polmonari per fare fronte contro la pandemia, a causa dell’embargo criminale imposto dagli Stati Uniti da ben sei decenni. Cuba era infatti solita acquistare i macchinari da due aziende, la Imtmedical AG e la Acutronic, entrambe con sede in Svizzera, ma queste hanno annunciato di non poter più intrattenere relazioni con Cuba dopo essere state acquistate da una multinazionale statunitense, la Vyaire Medical Inc. “Sfortunatamente, la linea guida aziendale che abbiamo oggi è quella di sospendere tutti i rapporti commerciali con Medicuba“, è stata la risposta ricevuta dalle autorità dell’isola caraibica.

Ciò si aggiunge alle difficoltà che Cuba deve affrontare quotidianamente sin dal 1960 a causa dell’embargo, visto che le principali aziende mondiali del settore medico sono in gran parte statunitensi o filiali delle multinazionali di quel Paese. Di recente, poi, Cuba ha denunciato il blocco di alcune donazioni provenienti dalla Cina, visto che la società statunitense incaricata del trasporto si è rifiutata di far pervenire il carico all’isola.

Considerando solamente nell’ultimo anno, si calcola che Cuba abbia perso 160 milioni di dollari a causa delle sanzioni statunitensi nel campo della salute, costretta a procurarsi il necessario da Paesi remoti ed a costi maggiori. Per quanto riguarda l’epidemia da nuovo coronavirus, invece, al momento Cuba conta 726 casi positivi e 21 decessi, un bilancio comunque lusinghiero se paragonato con quello di un altro Paese caraibico, come la Repubblica Dominicana, che ha già registrato oltre tremila positività e 177 decessi con una popolazione simile a quella cubana. Cuba ha inoltre effettuato diciassettemila test, più di qualsiasi altro Paese dell’America centrale e dei Caraibi, davanti ai quindicimila di Panama ed ai novemila della stessa Repubblica Dominicana.

Nonostante le grandi difficoltà ed i tentativi di boicottaggio da parte degli Stati Uniti, l’isola continua ad apportare il proprio sostegno al resto del mondo, Italia compresa. Dopo i medici giunti in Lombardia, Cuba ha infatti inviato una nuova squadra in Piemonte, composta da trentotto professionisti della salute (venti medici e diciotto infermieri).

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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