Argentina: le sfide di Alberto Fernández per rilanciare il Paese

In carica da dicembre, il presidente argentino Alberto Fernández sapeva di dover risollevare un Paese reduce da quattro anni di iperliberismo sfrenato sotto la guida di Mauricio Macri. Ai problemi economici, poi, si è aggiunta anche la pandemia da nuovo coronavirus.

Il presidente argentino Alberto Fernández, in carica da poco più di sei mesi, sapeva che il suo compito sarebbe stato quello di risollevare un Paese reduce dal quadriennio di governo dell’iperliberista Mauricio Macri. Alle questioni già note, si è poi aggiunta la pandemia da nuovo coronavirus, che al momento ha provocato oltre 41.000 casi positivi e 992 morti nel Paese sudamericano.

Lo scorso 22 maggio, il governo argentino ha comunicato che non avrebbe rispettato il termine per il pagamento di 503 milioni di dollari di interessi su tre blocchi obbligazionari, dopo che la sua proposta di taglio dei tassi era stata respinta da oltre l’80% dei creditori. Il piano proposto dal nuovo governo peronista di sinistra per far ripartire il Paese prevede la riduzione dell’indebitamento in valuta estera, cresciuto invece in maniera esponenziale nel corso della presidenza Macri, passando da 367 milioni di dollari a 447 milioni di dollari nel solo 2018.

Nella giornata di venerdì 19 giugno, il ministro dell’economia Martín Guzmán ha annunciato la proroga fino al 24 luglio del termine per raggiungere un accordo con i creditori, dopo l’interruzione dei negoziati. Nel comunicato rilasciato dal Ministero competente si legge che “l’Argentina ha annunciato la proroga per un ulteriore periodo della scadenza dell’invito che ha reso i possessori di determinate obbligazioni idonei a presentare ordini per scambiare le loro obbligazioni (…) con nuove obbligazioni fino al 24 luglio”.

Il paese sudamericano e i suoi consulenti intendono approfittare di questa estensione per continuare le discussioni e consentire agli investitori di continuare a contribuire a una riuscita ristrutturazione del debito”, si legge ancora nel documento rilasciato da Guzmán. “L’Argentina crede fermamente che una riuscita ristrutturazione del debito contribuirà a stabilizzare l’attuale condizione economica, alleviando le restrizioni a medio e lungo termine sull’economia argentina”.

La posizione dell’Argentina è stata appoggiata persino dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), che in passato aveva usato il pugno duro con il Paese sudamericano, ottenendo scarsi risultati. La bulgara Kristalina Georgieva, numero uno dell’istituzione internazionale, ha annunciato che il FMI sosterrà l’Argentina nel suo tentativo di trovare un accordo di compromesso con il settore privato. Intervistata dal quotidiano spagnolo El País, Georgieva ha ricordato che il default tecnico dello scorso maggio è stato il nono nella storia dell’Argentina, ma che un accordo permetterebbe al Paese di evitare il default reale.

Il presidente Alberto Fernández ha affermato nella stessa giornata di venerdì di essere “fiducioso di poter trovare un punto di accordo con i creditori“. Il capo di stato è intervenuto anche nella giornata di sabato 20 giugno, che in Argentina rappresenta la festa nazionale della “giornata della bandiera” e la data della morte di Manuel Belgrano, generale della guerra d’indipendenza argentina. Il presidente ha dichiarato che “Belgrano mi ispira a pensare che possiamo realizzare l’utopia di creare un paese migliore. È possibile realizzare un altro Paese, un Paese più giusto”.

Questo 20 giugno è diverso, la pandemia ci costringe a prendere le distanze, perché questa cerimonia doveva essere fatta a Rosario per ricordare e onorare il nostro simbolo nazionale. Siamo a distanza, ciascuno in un posto diverso nella patria”, ha proseguito Fernández da Buenos Aires. La cerimonia tradizionale, che si svolge appunto nella città di Rosario, è stata presieduta dal sindaco della città, Pablo Javkin, e dal governatore di Santa Fe, Omar Perotti.

Per affrontare la pandemia da nuovo coronavirus, il governo ha recentemente emesso un provvedimento che limita la circolazione nella capitale, Buenos Aires, permettendo gli spostamenti unicamente ai lavoratori essenziali. Fernández ha affermato di aver concordato questa misura con il governatore di Buenos Aires, Axel Kicillof. Il capo dello stato ha giustificato questa decisione a causa della necessità per la popolazione di capire che “la circolazione aumenta il rischio e il contagio”, ed inoltre ha affermato che “la più grande preoccupazione è dovuta all’aumento dell’occupazione dei posti letto” nel sistema sanitario a causa delle malattie invernali – in Argentina sta infatti iniziando l’inverno.

Allo stesso tempo, Fernández ha ratificato il cosiddetto “compromesso etico”, che prevede la protezione di ogni abitante e la garanzia di assistenza sanitaria per tutti. Il capo di stato ha affermato di avere una responsabilità nei confronti della salute di ogni cittadino, ed ha invitato gli argentini ad unirsi per affrontare l’emergenza al di là delle appartenenze politiche. Per quanto riguarda il piano di rilancio dell’economia, il presidente ha sottolineato che si tratta di un piano in modo che le persone che hanno subito perdite possano recuperare il proprio lavoro e le proprie attività. “Nel frattempo, quello che abbiamo fatto di più è stato preservare l’occupazione”, ha aggiunto.

Di recente, l’Argentina è salita alla ribalta delle cronache internazionali anche per la scelta del governo di nazionalizzare la società Vicentín, tra le più importanti nel settore delle esportazioni alimentari, andata in bancarotta anche a causa delle politiche del precedente governo Macri, che ha sostenuto la Vicentín con ingenti prestiti, anche illegali, causando l’indebitamento della società. Dopo il quadriennio di liberismo sfrenato, dunque, in Argentina sta tornando la stagione delle nazionalizzazioni, iniziata nel 2003 sotto il governo del compianto Néstor Kirchner.

La nuova argentina di Alberto Fernández ha anche ottenuto un importante riconoscimento internazionale con l’elezione del Paese sudamericano come membro del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. L’Argentina, che ha ricevuto il parere favorevole di 182 stati membri su 193, occuperà questo seggio per i prossimi tre anni, a partire dal 1° gennaio 2021. Il ministero degli affari esteri, Felipe Solá, ha dichiarato che l’ingresso nell’istituzione internazionale è un segno di impegno per il “multilateralismo e l’agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo economico e sociale”. L’Argentina è stata eletta in quota alla regione America Latina e Caraibi insieme a Bolivia, Guatemala e Messico, ottenendo più voti di qualsiasi altro Paese candidato.

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.

About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

There are 2 comments

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.