L’Argentina lavora per la riduzione del debito

Il governo argentino ha annunciato i primi risultati nella riduzione della quota di debito in dollari. Nel frattempo, i comunisti argentini hanno lanciato la loro campagna finanziaria, che propone soprattutto l’applicazione di una tassa permanente sulle grandi fortune.

È passato poco più di un anno dalle elezioni primarie che in Argentina hanno spianato la strada al ritorno al potere della coalizione di sinistra. Dopo le primarie dell’11 agosto, infatti, le elezioni generali del 27 ottobre avrebbero sancito la vittoria del Frente de Todos e di Alberto Fernández, entrato in carica come presidente il 10 dicembre. Salito al potere, il neopresidente ha dovuto subito mettersi al lavoro per risollevare il Paese dal quadriennio di governo dell’iperliberista Mauricio Macri, che ha nuovamente affossato l’Argentina nel debito.

Dopo mesi di lavoro e di contrattazioni con i creditori, portate avanti dal ministro dell’economia, Martín Guzmán, il governo argentino ha potuto annunciare giovedì un primo importante successo, la riduzione al 27% della quota del debito in dollari emesso nel mercato locale a luglio. Si tratta di un risultato molto importante, visto che lo scorso dicembre, al momento dell’inizio del mandato di Fernández, questa quota era pari al 44%. Ciò significa che l’attuale governo ha dato vita ad un deciso cambiamento di traiettoria rispetto al quadriennio precedente, riducendo il debito in valuta straniera. Ciò significa che ora Buenos Aires potrà ripagare il 73% del proprio debito utilizzando la propria moneta sovrana, il peso argentino.

Questo naturalmente non vuol dire che i problemi sono già stati risolti, ma dimostra che Fernández e la sua squadra di governo stanno lavorando sulla giusta strada. Oltretutto, l’attuale esecutivo sta lavorando in una situazione resa ulteriormente difficile a causa della pandemia da nuovo coronavirus, che fino ad ora ha causato oltre cinquemila morti nel Paese. Il lockdown della capitale non ha certamente aiutato l’economia argentina, ma allo stesso tempo Fernández ha sempre sottolineato la volontà di dare la priorità alla vita ed alla salute dei cittadini.

Al contempo, l’Argentina sta prendendo misure economiche importanti, come già accaduto con la nazionalizzazione della società Vicentín, tra le più importanti nel settore delle esportazioni alimentari, andata in bancarotta anche a causa delle politiche del precedente governo Macri, che ha sostenuto la Vicentín con ingenti prestiti, anche illegali, causando l’indebitamento della società.

Al fine di proseguire sulla strada delle riforme, il Partido Comunista de la Argentina (PCA), che sostiene l’attuale governo, ha lanciato una campagna finanziaria intitolata al militante Mario Eduardo Carbajal, che propone il varo di una tassa sulle grandi fortune ed altre misure economiche a vantaggio delle classi sociali più deboli. “Affrontiamo questa campagna in un momento storico nazionale e mondiale incorniciato da due crisi in corso: il Covid-19 ed il capitalismo nella sua fase più aggressiva”, si legge nel comunicato dei comunisti argentini. “In una situazione così delicata per la salute e la sussistenza materiale dell’umanità, l’imperialismo non si arrende nella sua aggressione militare ed economica. Trump mobilita 30.000 soldati per le esercitazioni militari della NATO, incoraggia il suo alleato Israele ad annettere i territori palestinesi e inasprisce le sanzioni contro Cuba, Venezuela e Iran, costituendo un ovvio crimine di guerra. Ma non è più padrone del mondo, si trova di fronte a una potente potenza economica, la Cina, che ha proposto di sradicare la povertà nel suo paese nel 2021 ed ha anche stabilito una solida alleanza politica, militare ed economica con la Russia”.

Due visioni sono in conflitto per affrontare la pandemia, dare la priorità alla vita o al mercato”, leggiamo ancora nel comunicato pubblicato dal PCA. “I Paesi nei quali ci sono meno vittime sono quelli che hanno optato per il diritto alla vita, hanno lo Stato come organizzatore e guida dell’economia, e il Sistema Sanitario Pubblico per prevenire e curare le malattie. Ci riferiamo a Cuba, Venezuela, Cina, Vietnam e Corea del Nord. In altre parole, i Paesi che costruiscono una società post-capitalista, socialista e comunista”.

Apprezziamo la ragionevole quarantena che Alberto Fernández ha implementato e per la quale è riuscito a raggiungere un consenso con i governatori. I numeri dell’Argentina rispetto ai Paesi della regione sono di grande auspicio, pur osservando vite che muoiono quotidianamente. Un capitolo a parte riguarda il fascista Bolsonaro, che sta producendo un genocidio tra i nostri fratelli brasiliani, proprio come il suo capo Trump sta facendo con il popolo americano”, prosegue il testo.

I comunisti argentini passano poi all’analisi della situazione economica nazionale e globale: “Condividiamo sicuramente che nulla sarà più lo stesso nel post-pandemia. Avremo una nuova normalità. Si uscirà a destra o a sinistra. È una disputa che interpella le forze rivoluzionarie. La crisi della civilità capitalista non potrà risolvere le conseguenze del Covid-19 a favore dei popoli. Migliaia di grandi aziende chiudono e milioni di lavoratori stanno restando disoccupati. La fame cresce in modo esponenziale e si stima che 12.000 persone al giorno moriranno entro la fine dell’anno a causa della carestia”. Il testo mette poi in evidenza come la pandemia non sia solamente un evento sfortunato, ma faccia parte del ciclo di crisi a ripetizione che da cinquant’anni caratterizza il sistema capitalista.

Il Partido Comunista sottolinea anche che, pur sostenendo il governo del Frente de Todos, mantiene la propria autonomia, riservandosi di criticarne gli aspetti negativi. Se il PCA ha espresso il proprio sostegno per l’applicazione delle misure prese da Fernández per contrastare l’epidemia, allo stesso tempo critica il governo per aver ceduto su alcuni aspetti riguardanti il debito estero: mentre inizialmente Fernández aveva annunciato che i pagamenti non sarebbero iniziati prima del 2023, ora il tutto è stato anticipato al 2021. A tal riguardo, i comunisti chiedono che il pagamento dei debiti non inizi prima del 2023, e che i tassi d’interesse vengano nuovamente abbassati.

Il PCA proclama ancora “la necessità della discussione e dell’approvazione della tanto annunciata legge per l’imposta sulle grandi fortune, che pretendiamo sia permanente e non una misura una tantum. Le due misure citate contribuirebbero con 7.000 milioni di dollari alle casse dello Stato”.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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