Anche in Portogallo la sinistra paga le alleanze di governo

Le elezioni legislative portoghesi hanno dato la maggioranza assoluta al Partito Socialista, ma hanno fortemente penalizzato il Blocco di Sinistra, che ha sostenuto il governo di António Costa. Delusione anche per la coalizione tra comunisti ed ecologisti.

Le elezioni del 30 gennaio hanno restituito un risultato contrastante per il governo di António Costa, primo ministro in carica dal 2015. Da un lato, infatti, il suo partito, il Partido Socialista (PS) ha ottenuto una storica maggioranza assoluta dei seggi; dall’altro, però, i suoi alleati all’interno della coalizione di centro-sinistra hanno subito gravi perdite, pagando forse la stessa partecipazione all’esecutivo a guida socialista.

Andando con ordine, i socialisti hanno guadagnato cinque punti percentuali rispetto alle scorse elezioni legislative, conquistando il 41,68% dei consensi, ed eleggendo ben 117 deputati sui 226 seggi dell’emiciclo di Lisbona. Questo significa che il PS avrebbe tutti i numeri per decidere di governare da solo, anche se il primo ministro Costa ha subito dichiarato di essere aperto ad accogliere altre forze politiche all’interno del suo esecutivo. Soprattutto, i socialisti hanno staccato nettamente la prima forza di opposizione, il Partido Social Democrata (PSD), che si è fermato al 27,80%, perdendo un deputato rispetto alla precedente legislatura ed eleggendone 71 (a questi però vanno aggiunti i cinque deputati eletti nelle liste collegate al PSD nelle Azzorre e a Madera).

Come detto, a pagare lo spettacolare incremento dei socialisti sono stati soprattutto i loro alleati, che hanno permesso al governo di andare avanti negli scorsi anni, ma che ora si ritrovano con una rappresentanza fortemente ridotta in parlamento. Parliamo soprattutto del Bloco de Esquerda (BE), che ha sostenuto il governo per tutta la sua durata, e della Coligação Democrática Unitária (CDU), composta dal Partido Comunista Português (PCP) e dal Partido Ecologista “Os Verdes” (PEV), che invece era passata all’opposizione nel corso del 2021. Il Blocco di Sinistra, un tempo terza forza politica del Paese, ha ottenuto solo il 4,46% dei consensi, eleggendo cinque deputati contro i diciannove della precedente legislatura, mentre la coalizione rosso-verde ha chiuso al 4,39%, passando da dodici a sei rappresentanti.

A guadagnare pericolosamente terreno è invece la forza di estrema destra Chega! (“Basta!”), che prende il posto del BE come terza forza politica ed ottiene il 7,15% delle preferenze, passando da un solo deputato a ben dodici. Le due liste di sinistra vengono scavalcate anche da Iniciativa Liberal (IL), partito di centro-destra che chiude con il 4,98% ed otto deputati eletti (anche IL ne aveva solo uno nella legislatura uscente). La composizione del nuovo organo legislativo lusitano viene completata da un deputato a testa per le due liste ecologiste Pessoas-Animais-Natureza (PAN) e LIVRE.

Posto che i risultati elettorali non lasciano dubbi sulla conferma di António Costa alla guida del governo, crediamo che quest’esito debba quanto meno portare i partiti di sinistra a porsi delle domande. Il Bloco de Esquerda ha fatto parte del governo ed ha partecipato alle politiche dei socialisti, tentando di orientarle verso sinistra, ed ottenendo anche dei risultati importanti, come la lotta all’austerity. La CDU, invece, ha inizialmente sostenuto dall’esterno il governo, per poi passare all’opposizione. Il BE ha sicuramente pagato la sua politica in maniera più salata, essendo rimasto nel governo fino all’ultimo. A quel punto, l’elettorato ha preferito votare direttamente i socialisti, piuttosto che i loro alleati. La coalizione rosso-verde, invece, ha limitato meglio i danni, anche se questo risultato segna indubbiamente una battuta d’arresto rispetto alle vittorie ottenute alle elezioni amministrative.

Nella sua analisi, il Partido Comunista ha puntato il dito contro il PS, reo di aver anticipato la data delle elezioni per sfruttare il momento in cui i sondaggi gli davano la maggioranza assoluta dei seggi. Tuttavia, si legge nell’analisi del PCP, i problemi del Paese permangono: “I problemi che gravano sulla vita quotidiana di chi vive e lavora nel Paese, i problemi che segnano e vincolano lo sviluppo nazionale permangono e aumentano, esigendo le misure e le risposte che la loro dimensione ed espressione economica e sociale richiedono”.

Secondo i comunisti, spetterà al primo ministro socialista decidere quale prospettiva dare al Paese nei prossimi anni: se scegliere un’alleanza moderata con gli storici rivali del PSD oppure ascoltare le forze di sinistra al fine di risolvere i problemi atavici del Portogallo. Il PCP teme che le elezioni anticipate volute da Costa nascondano proprio l’intenzione di cambiare coalizione di governo e di formare un esecutivo insieme alla principale compagine di centro-destra.

Per quanto riguarda il risultato ottenuto dalla CDU, questo “riflette un calo elettorale con significative perdite di deputati”. “Un risultato che, non all’altezza del lavoro svolto e del notevole contributo ai progressi e ai risultati raggiunti, al valore delle soluzioni proposte ai problemi nazionali, e alla campagna di chiarimento e mobilitazione per il voto che migliaia di attivisti hanno forgiato, rappresenta un elemento negativo nella vita nazionale”, si legge ancora nell’analisi del PCP.

I comunisti, gli ecologisti e le altre forze della CDU riaffermano il proprio impegno dalla parte dei lavoratori e del popolo portoghese “e la determinazione a promuovere la convergenza verso la soluzione dei problemi nazionali“. Tra questi, vengono citati: promuovere uno sviluppo economico sostenibile; l’aumento generale dei salari come emergenza nazionale, compreso il forte aumento del salario medio e del salario minimo; garantire l’abrogazione delle norme gravose della legislazione del lavoro; garantire i diritti dei bambini e dei genitori, con asili nido gratuiti; incrementare le pensioni e le prestazioni sociali; difendere e rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale, istituendo e attirando professionisti, valorizzando le carriere e la retribuzione, garantendo maggiori consulenze, esami, interventi chirurgici; difendere e valorizzare la sicurezza sociale, l’istruzione, la scienza, la cultura, lo sport; rafforzare i servizi pubblici; garantire il diritto a un alloggio dignitoso e rafforzare i trasporti pubblici; garantire una politica di giustizia fiscale; garantire il diritto a un ambiente salubre e all’equilibrio ecologico, combattendo la mercificazione della natura e prevenendo e mitigando gli effetti dei cambiamenti climatici.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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