Il ritorno della Germania come potenza militare

La guerra in Ucraina ha fornito al governo tedesco il pretesto per dare il via al processo di riarmo della Germania, evento che nelle due occasioni precedenti ha portato allo scoppio di altrettante guerre mondiali.

Ammonta a 100 miliardi di euro il totale dei fondi che il governo tedesco di Olaf Scholz ha deciso di dedicare al riarmo della Germania, utilizzando come pretesto il conflitto attualmente in corso in Ucraina. Rinata rapidamente come potenza economica dopo la seconda guerra mondiale, la Germania si era sempre tenuta in disparte dal punto di vista militare, sapendo che un suo riarmo sarebbe stato malvisto da diversi altri Paesi europei, a partire dalla Francia. Ora, però, Berlino si impegna ad investire almeno il 2% del proprio PIL nel settore della difesa, come richiesto dagli Stati Uniti in ambito NATO, ritornando a pieno titolo nel novero delle potenze militari.

La decisione del governo teutonico, che già era nell’aria, ha anche portato ad un netto rialzo dei titoli legati al settore bellico, il cui valore è complessivamente aumentato di oltre il 50% da lunedì. “Gli osservatori prevedono che il programma di riarmo “trasformerà drasticamente” l’intero panorama aziendale tedesco e rafforzerà enormemente l’importanza dell’industria degli armamenti”, si legge sul sito German Foreign Policy (GFP), mentre il ministro delle Finanze Christian Lindner ha detto che la Germania dovrebbe dotarsi di uno degli eserciti più potenti del continente.

A trarre il maggior beneficio da questa decisione dovrebbe essere Rheinmetall, primo produttore di armamenti del Paese, che già nel 2020 era risalito dal 32° al 27° posto nella gerarchia mondiale del settore. “Il suo amministratore delegato, Armin Papperger, avrebbe affermato di aver già proposto a Berlino un pacchetto di armamenti che durerà due anni e costerà 42 miliardi di euro”, si legge sempre sul sito di GFP. Cifre da capogiro, se si pensa che in tutto il 2020 l’azienda di Düsseldorf ha effettuato vendite per un valore complessivo di 3,7 miliardi di euro, che dovrebbero portare gli stabilimenti della Rheinmetall a restare attivi 24 ore su 24, come affermato dallo stesso Papperger. Tra le aziende che dovrebbero trarne beneficio anche Hensold, AirBus e ThyssenKrupp.

Il già citato ministro delle Finanze Christian Lindner ha affermato nella sua valutazione del nuovo programma di riarmo che si tratta del “più grande e rapido aumento della spesa per la difesa” nell’intera “storia recente” della Repubblica Federale, come riportato dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Come anticipato, Lindner ha affermato che la Germania dovrebbe dotarsi di uno degli eserciti più potenti del continente, che rispecchi il peso del Paese negli equilibri internazionali. In questo modo, Berlino non sarà più unicamente una potenza economica, ma anche una potenza militare, anche se i precedenti storici non sono molto incoraggianti al riguardo.

Patrick Sensburg, presidente dell’associazione dei riservisti e membro dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania (Christlich Demokratische Union Deutschlands, CDU), ha addirittura paventato una reintroduzione della coscrizione, un’iniziativa che ha raccolto più pareri positivi del previsto. Le parole di Sensburg, infatti, hanno ricevuto un ampio sostegno non solo dall’estrema destra, che da tempo fa della reintroduzione del servizio militare una propria bandiera, ma anche dalla sinistra, come nel caso di Bodo Ramelow, ministro-presidente della Turingia ed esponente di spicco di Die Linke.

La decisione del governo tedesco dimostra come la Germania abbia deciso di sacrificare i propri interessi per venire incontro alle richieste provenienti da Washington. Berlino è pronta a rinunciare anche al Nord Stream 2, e, dopo aver inizialmente temporeggiato, sta oramai prendendo chiaramente posizione contro la Russia. “Berlino viene coinvolta nelle consegne di armi occidentali all’Ucraina, compresi i missili Stinger che un tempo hanno inflitto pesanti perdite alle forze sovietiche in Afghanistan”, riporta GFP, che sottolinea il significato simbolico di questa mossa. La Germania, per la precisione, fornirà 1.000 armi anticarro (“Panzerfaust 3”) e 500 missili antiaerei portatili (“Stinger”). In totale, più di 25 paesi occidentali sono coinvolti nelle consegne, tra cui Svezia e Gran Bretagna, ufficialmente neutrali.

L’attacco russo all’Ucraina segna una svolta. Minaccia il nostro intero ordine postbellico”, è stata la dichiarazione effettuata da Olaf Scholz prima di lanciare il piano di riarmo, a dimostrazione di come questa mossa sia stata pensata appositamente in funzione antirussa, o addirittura per “porre limiti ai guerrafondai come Putin”. Non sono mancati neppure coloro che hanno invocato una nuclearizzazione della Germania, sempre in funzione antirussa, come nel caso dell’ex consigliere del governo Herfried Münkler, che sulle pagine del settimanale Die Zeit ha espressamente auspicato “una capacità di deterrenza nucleare indipendente per gli europei” a partire dalle armi nucleari francesi. Quello della condivisione delle armi nucleari è da tempo un tema spesso rilanciato dai tedeschi, al quale però la Francia si è sempre opposta.

Di fronte ad una corsa agli armamenti di questo tipo da parte della Germania, la memoria non può non tornare alle due guerre mondiali, che vennero precedute proprio da questo tipo di investimenti da parte di Berlino. Oggi, i Paesi occidentali che sconfissero la Germania nel 1945 non la percepiscono più come un pericolo, ma il riarmo del Paese situato nel cuore dell’Europa potrebbe rivelarsi un pericoloso vaso di Pandora.

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.

About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

There are 1 comments

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.