Unione Europea: vergognosa risoluzione contro il Comunismo e la Storia

Con la risoluzione approvata dal parlamento europeo lo scorso 19 settembre, l’Unione Europea ha definitivamente tolto il velo sulla propria natura reazionaria e revisionista.

Non si tratta di un testo scritto da qualche neofascista del terzo millennio, ma di una risoluzione ufficiale approvata la scorsa settimana dal parlamento di Strasburgo, il cui testo fa accapponare la pelle a chiunque abbia qualche minima nozione di storia dello scorso secolo. Scritto con l’obiettivo di denigrare l’Unione Sovietica, l’odierna Russia e la storia del Comunismo, il testo in questione si lancia in una vergognosa operazione di revisionismo storico, ribaltando gli eventi ed equiparando l’URSS alla Germania Nazista. Questa presa di posizione, inoltre, serve ad avallare le politiche revisioniste attuate da molti governi in Europa orientale, alcuni dei quali hanno recentemente messo al bando gli stessi simboli comunisti.

Approvata anche con i voti di molti (ex) rappresentanti di partiti di sinistra – compreso il PD, che si proclama erede del glorioso PCI solamente quando fa comodo -, la mozione in questione non fa altro che dimostrare la natura reazionaria dell’Unione Europea. Il brano, pieno di premesse ed assai lungo per un contenuto di tale volgarità, fa riferimento al termine vuoto di totalitarismo per equiparare il Nazismo al Comunismo Sovietico, dimenticando volontariamente di citare le altre tante dittature che hanno insaguinato l’Europa (il fascismo italiano, spagnolo, portoghese, greco…), o ancora i crimini commessi dalle democrazie borghesi occidentali, come il colonialismo.

L’unico totalitarimo storicamente realizzato, al contrario, è proprio quello del capitalismo neoliberista, unica ideologia in grado di convincere la maggioranza della popolazione mondiale dell’assenza di una reale alternativa, e che rappresenta il vero e proprio credo della maggioranza dei parlamentari europei.

Di seguito, alcuni estratti della risoluzione con le relative critiche.

La Seconda guerra mondiale, il conflitto più devastante della storia d’Europa, è iniziata come conseguenza immediata del famigerato trattato di non aggressione nazi-sovietico del 23 agosto 1939, noto anche come patto Molotov-Ribbentrop, e dei suoi protocolli segreti, in base ai quali due regimi totalitari, che avevano in comune l’obiettivo di conquistare il mondo, hanno diviso l’Europa in due zone d’influenza“.

I cattivi che vogliono conquistare il mondo: sembra un inizio adatto ad un cartone animato o ad una storia di fantascienza sulle invasioni aliene. I nostri parlamentari europei, oltre a ridicolizzarsi da soli, dimostrano di non sapere il significato del termine “non aggressione”, visto che per definizione tale patto serve a prevenire la guerra, non a farla. Non si cita, al contrario, il disinteresse passivo con il quale le democrazie borghesi occidentali (Stati Uniti, Regno Unito, Francia) accolsero i primi movimenti bellici della Germania nazista, come l’invasione dei Sudeti, o l’annessione forzata dell’Austria. Non si dice neppure che fu la Germania ad attivare il protocollo segreto di spartizione della Polonia, e poi ad infrangere lo stesso patto di non aggressione, invadendo l’Unione Sovietica, e che l’URSS, a dirla tutta, ebbe il merito di porre fine alla guerra, assestando il colpo decisivo ai tedeschi nella battaglia di Stalingrado. I sovietici pagarono il prezzo della guerra come nessun altro, con un numero di morti compreso tra i 20 ed i 27 milioni, il triplo della Germania, mentre i morti di qualsiasi altro Paese dell’Europa occidentale sono contabilizzabili in centinaia di migliaia.

Ricorda che i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità, e rammenta l’orrendo crimine dell’Olocausto perpetrato dal regime nazista; condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari“.

Oltre a non citare nessun testo scientifico per convalidare le proprie affermazioni, rifacendosi probabilmente a testi propagandistici, la risoluzione non considera il ruolo avuto dai comunisti nella costruzione degli odierni Stati europei. Abbiamo accennato in precedenza all’importanza dell’Unione Sovietica nella guerra contro la Germania nazista, ma non vanno dimenticati gli sforzi ed il sangue versato dei comunisti di tutti gli altri Paesi per sconfiggere il nazi-fascismo, come nel caso della Resistenza italiana, di quella francese o di quella jugoslava sotto la guida del maresciallo Tito. Non fa cenno neppure alla guerra civile spagnola, dove i comunisti europei e l’Unione Sovietica furono gli unici a difendere la Repubblica Spagnola, mentre il resto d’Europa assisteva alla nascita del regime fascista di Francisco Franco.

Condanna tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo, all’interno dell’Unione“.

Sebbene gli europarlamentari abbiano avuto la “gentilezza” di condannare solo lo stalinismo e non il Comunismo tout-court, tale equiparazione resta comunque inqualificabile. Fortunatamente, il parlamento europeo non ha alcun potere legislativo, e la risoluzione che stiamo commentando, sebbene grave, resta una dichiarazione d’intenti e non un testo vincolante.

Sostiene che la Russia rimane la più grande vittima del totalitarismo comunista e che il suo sviluppo in uno Stato democratico continuerà a essere ostacolato fintantoché il governo, l’élite politica e la propaganda politica continueranno a insabbiare i crimini del regime comunista e ad esaltare il regime totalitario sovietico; invita pertanto la società russa a confrontarsi con il suo tragico passato;

è profondamente preoccupato per gli sforzi dell’attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico; considera tali sforzi una componente pericolosa della guerra di informazione condotta contro l’Europa democratica allo scopo di dividere l’Europa e invita pertanto la Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi“.

Secondo i nostri “eroi”, la Russia dovrebbe disonorare il sangue dei propri compatrioti, versato per abbattere il regime zarista nel corso della rivoluzione e poi per sconfiggere i nazisti. La Russia, sempre secondo costoro, dovrebbe poi cancellare il proprio glorioso passato di primo Stato comunista della storia, dimenticare le imprese della “Grande Guerra Patriottica”, come viene chiamata a Mosca la seconda guerra mondiale, per compiacere l’Occidente. L’Unione Sovietica, va ricordato, fu la principale artefice della sconfitta tedesca e della vittoria degli Alleati sul fronte europeo, e la Russia odierna, sebbene non comunista, non deve rinunciare a questo trionfo storico.

In questo breve commento ci siamo soffermati solamente su alcune delle frasi più sconcertanti, ma che comunque ben riassumono il significato complessivo dell’intero testo, quello di equiparare e condannare allo stesso modo la dittatura nazista e l’ideologia comunista marxista-leninista, tanto avversata in quanto unica reale fonte di critica nei confronti del totalitarismo neoliberista propinato dall’Unione Europea. Per coloro che volessero cimentarsi nella lettura completa dell’osceno brano, cliccare qui.

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.

About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

There are 3 comments

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.