Israele: il presidente Rivlin tiene in vita Netanyahu

Nonostante la sconfitta delle elezioni legislative, il premier uscente Benjamin Netanyahu ha ricevuto l’incarico per formare il nuovo governo israeliano da parte del presidente Reuven Rivlin.

Dopo le nuove elezioni legislative dello scorso 17 settembre, la parola è passata al presidente Reuven Rivlin, che ha tentato di mediare per la formazione del nuovo governo di Israele. Se, pur di salvare la sua carriera politica, il premier uscente Benjamin Netanyahu sarebbe stato disposto a trovare un compromesso con l’acerrimo rivale Benny Gantz, quest’ultimo ha deciso di respingere la proposta di Rivlin, che avrebbe volentieri accolto un governo di coalizione tra i due principali partiti.

Il legittimo rifiuto di Gantz ha costretto il presidente a scegliere: il leader di Blu e Bianco (כחול לבן, Kahol Lavan) sperava di avere la meglio in quanto esponente del partito più rappresentanto all’interno dell’emiciclo della Knesset, ma Rivlin ha optato per Netanyahu che, dopo il fallimento di aprile, è stato nuovamente incaricato della formazione del nuovo esecutivo. Solamente se “Bibi” non dovesse riuscire nell’interno, il capo di Stato affiderà il compito a Gantz.

Per la formazione di una maggioranza di governo sono necessari almeno 61 dei 120 seggi che compongono il parlamento israeliano, ma al momento nessuno dei due contendenti dispone di questi numeri. Proprio per questo, l’ottantenne Rivlin aveva proposto una soluzione nella quale Netanyahu e Gantz si sarebbero alternati al governo con il sostegno di entrambi i partiti. Ad ogni modo, il presidente ha ricordato ad entrambi gli aspiranti premier che un ulteriore fallimento nella formazione del governo danneggerebbe unicamente i cittadini.

Per Natanyahu si tratterà di giornate decisive: il primo ministro in carica, infatti, potrà beneficiare dell’immunità solamente mantenendo la sua carica, altrimenti sarà costretto a sottoporsi ai ben tre procedimenti giudiziari nei quali è parte in causa, che potrebbero anche sancire la fine della carriera politica del premier più longevo nella storia di Israele. Netanyahu, dal canto suo, ha sempre respinto le accuse di corruzione, affermando, come un Berlusconi qualsiasi, che contro di lui sarebbe in atto un accanimento da parte della magistratura. Proprio i problemi giudiziari del rivale sono stati utilizzati da Gantz per giustificare il rifiuto perentorio della possibilità di formare un governo di unità nazionale.

In base ai risultati delle elezioni legislative, Blu e Bianco ha ottenuto 33 seggi, due in più rispetto al partito di Netanyahu, il Likud (ליכוד, ovvero “consolidamento”), che però ha perso ben sette scranni rispetto alle elezioni di aprile. Come constatato dal presidente Rivlin, nessuno dei due leader politici può al momento contare sulla maggioranza di 61 seggi: secondo le stime, infatti, Netanyahu potrebbe contare sulla fiducia di 55 parlamentari, mentre Gantz ne avrebbe a disposizione 54. Dieci di questi, tuttavia, provengono dalle fila della Lista Comune (in ebraico: הַרְשִׁימָה הַמְשׁוּתֶּפֶת, HaReshima HaMeshutefet; arabo: القائمة المشتركة, al-Qa’imah al-Mushtarakah), coalizione politica che rappresenta le principali forze dei cittadini israeliani di etnia araba. Nata nel 2015 per iniziativa del partito comunista Hadash (acronimo dell’ebraico haHazit haDemokratit leSHalom veleShivyon, in italiano Fronte Democratico per la Pace e l’Uguaglianza), la Lista Comune sarebbe pronta a votare la fiducia a Gantz pur di liberarsi di Netanyahu, ma non entrerebbe a far parte di un eventuale governo.

Per il momento, dunque, Netanyahu resta a galla, ma dovrà necessariamente trovare altri sei deputati pronti a sostenerlo, altrimenti si potrebbe andare ad una terza tornata elettorale consecutiva, un evento senza precedenti nella storia della politica israeliana. E, a quel punto, il premier arriverebbe alle urne reduce da un duplice fallimento e senza alcuna credibilità politica residua.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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