Il Venezuela contro l’imperialismo: nuovi dettagli sull’operazione Gedeón

Nelle giornate di domenica e lunedì il Venezuela ha neutralizzato due tentativi di attacchi paramilitari, sostenuti dagli Stati Uniti, dalla Colombia e dal golpista Juan Guaidó.

Sono emersi nuovi particolari inquietanti circa l’attacco paramilitare sferrato contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela a partire da domenica mattina. L’operazione Gedeón, come era stata battezzata dai suoi fautori, puntava a creare una situazione di instabilità all’interno del Venezuela, con l’obiettivo di deporre il presidente legittimo Nicolás Maduro, ma è stata prontamente neutralizzata dall’azione congiunta della Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB) e delle Fuerzas de Acciones Especiales (FAES).

L’attacco imperialista, fomentato dai governi di Stati Uniti e Colombia, insomma, si è risolto in un misero fallimento, come l’invasione della Baia dei Porci nell’aprile del 1961, quando Cuba respinse il tentativo di soffocare la rivoluzione guidata da Fidel Castro. Ma le autorità venezuelane sanno bene che gli imperialisti non si arrenderanno facilmente, e stanno raccogliendo tutte le informazioni necessarie per ricostruire l’accaduto e prepararsi alle prossime prevedibili offensive. Le forze armate di Caracas hanno abbattuto otto terroristi, tra cui Robert Colina Ibarra, detto “Pantera”, legato al narcotraffico colombiano e considerato come uno dei leader dell’operazione, ma soprattutto sono riuscite a catturare tredici individui, che potranno fornire informazioni importanti.

Durante le operazioni, sono stati sequestrati dieci fucili, una pistola Glock da 9 millimetri, due mitragliatrici AFAG, sei veicoli terrestri, un motoscafo con due motori fuoribordo, due quaderni con i dettagli dell’operazione, telefoni satellitari, uniformi, un elmetto con la bandiera degli Stati Uniti e cartucce di diversi calibri, come rivelato dal ministro degli interni, della giustizia e della pace del Venezuela, Néstor Reverol.

A capo del gruppo armato c’erano il già citato Colina Ibarra, il disertore Javier Nieto Quintero, e l’ex soldato statunitense Jordan Goudreau, titolare dell’impresa Silvercorp USA ed incaricato di addestrare i disertori venezuelani, coordinati dal leader del colpo di stato Clíver Alcalá Cordones, altro disertore dell’esercito venezuelano già accusato di essere coinvolto nel narcotraffico. Tra coloro che sono stati catturati dalle forze armate di Caracas vi sono due disertori della polizia, Rodolfo Rodríguez e Yerferson Fernández, nonché Antonio Sequea, che aveva già avuto un ruolo nel tentativo di colpo di stato orchestrato contro Maduro nell’aprile del 2019. I due cittadini statunitensi sono invece Luke Alexander Denman ed Airan Berry.

Secondo il procuratore generale venezuelano Tarek William Saab, sarebbero emersi elementi che confermerebbero il coinvolgimento nel piano dell’autoproclamato presidente Juan Guaidó, che avrebbe collaborato con Alcalá Cordones al fine di mettere in piedi ed armare il gruppo di mercenari alla modica cifra di 212 milioni di dollari. Non va dimenticato che, a causa della complicità dei governi di Stati Uniti e Regno Unito, Guaidó può disporre a proprio piacimento dei fondi venezuelani depositati all’estero, illegalmente sottratti da Washington e Londra alle legittime autorità della Repubblica Bolivariana.

Le autorità venezuelane hanno chiaramente puntato il dito contro i governi di Stati Uniti e Colombia, che da tempo sotengono ogni tipo di operazione illegale contro il governo di Caracas. Del resto, è da tempo nota l’esistenza, in Colombia, di tre campi militari nei quali si procede all’addestramento di mercenari e disertori venezuelani al fine di attaccare il Paese confinante. Inoltre, gli stessi Nieto e Alcalá Cordones hanno ammesso il proprio coinvolgimento nell’attacco paramilitare, ed il secondo ha aggiunto che le armi fornite ai mercenari sono state acquistate dagli Stati Uniti con il benestare della Colombia.

Jorge Rodríguez, ministro venezuelano per le comunicazioni, ha esposto pubblicamente la ricostruzione cronologica dei movimenti che hanno portato allo svolgimento dell’operazione Gedeón. Il ministro ha sottolineato che il governo era già a conoscenza dell’operazione, per questo ha facilmente bloccato l’incursione di domenica. Rodríguez ha anche mostrato come solamente il sostegno logistico e materiale di Stati Uniti e Colombia, con il coinvolgimento diretto dei presidenti Donald Trump ed Iván Duque, avrebbe potuto rendere possibile l’operazione. Tale versione è stata confermata anche da José Alberto Socorro Hernández, detto Pepero, funzionario dell’agenzia federale antidroga statunitense, la DEA (Drug Enforcement Administration), che ha ammesso i collegamenti tra il governo americano e quello colombiano nel tentativo di destituire il presidente Nicolás Maduro, con il fine di assassinarlo o di estradarlo negli Stati Uniti per sottoporlo ad un processo.

Secondo la ricostruzione esposta da Rodríguez, l’operazione Gedeón ha avuto inizio alle 6 di pomeriggio di venerdì 1° maggio, quando due barche sono partite dalla località colombiana di Doble Rueda, dirette verso lo stato venezuelano di La Guaira. In seguito, una delle due barche avrebbe avuto un guasto e sarebbe rimasta indietro, mentre l’altra avrebbe proseguito verso le coste di La Guaira: in quelle fasi concitate sarebbero inoltre emersi dei conflitti interni tra i membri dell’operazione golpista. La prima imbarcazione sarebbe stata fermata il 3 maggio, mentre la seconda è stata intercettata nella giornata successiva. Il ministro ha affermato che tutti coloro che si trovavano sulla prima imbarcazione sono stati uccisi negli scontri a fuoco o fermati, mentre solamente alcuni membri del secondo equipaggio sono stati catturati.

Nella giornata del 5 maggio, infine, la vicepresidente venezuelana Delcy Rodríguez ha denunciato un attacco alla linea elettrica del Paese, probabilmente collegata con il tentato attacco armato: “Il popolo venezuelano ha coraggiosamente resistito alla feroce aggressione di Donald Trump e Iván Duque contro il nostro popolo, con la complicità di elementi estremisti dell’opposizione”, ha dichiarato la numero due del governo bolivariano.

Tali accadimenti mostrano ancora una volta il vero volto criminale dell’imperialismo statunitense, sostenuto dagli stati vassalli del continente americano, come la Colombia. Dopo l’illegale blocco economico, le infondate accuse di narcotraffico contro Maduro, il blocco navale illegalmente messo in atto nel Mar dei Caraibi, per citare solamente gli episodi più recenti, Washington è passata direttamente all’attacco armato, sperando di approfittare dell’emergenza coronavirus per provocare la caduta del governo venezuelano. Come lo scorso anno, i tentativi di colpo di stato sono stati respinti, ma gli Stati Uniti continuano e continueranno a perpetrare i propri crimini internazionali impunemente, violando ogni principio di diritto internazionale.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

There are 8 comments

  1. Venezuela, Nicolás Maduro: “Il 2020 sarà la prova del fuoco per la Rivoluzione” | World Politics Blog

    […] “Quest’anno 2020, con la terribile pandemia di cui soffriamo, come la stragrande maggioranza dei popoli, sta costituendo la prova del fuoco per dimostrare la grande forza che abbiamo acquisito negli oltre venti anni della Rivoluzione Bolivariana”, si legge in un articolo, a firma del capo di stato, pubblicato nella 200a edizione del Bollettino informativo del Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV). Il presidente venezuelano ha sottolineato che “in questo momento di grandi difficoltà, stiamo mostrando a noi stessi e al mondo intero chi siamo veramente”. “Abbiamo sconfitto questo tentativo di colpo di stato perverso e criminale”, ha poi detto circa il fallimento dell’attacco paramilitare al Paese, invitando però a mantenere lo stato d’allerta per far fronte a nuovi plausibili tentativi di sovvertire il governo legittimo del Venezuela. […]

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  2. In strenua difesa della Rivoluzione Cubana | World Politics Blog

    […] E che dire di Haiti, che, con una popolazione simile a quella di Cuba, si trova in una crisi tale da non poter fornire dati realmente affidabili sull’epidemia? Haiti, dove da decenni si susseguono crisi umanitarie, epidemie, povertà estrema, crisi politiche, colpi di Stato, invasioni militari statunitensi. Haiti, dove proprio in questi giorni è stato assassinato il presidente Jovenel Moïse, forse proprio con lo zampino dell’imperialismo. Non è un caso che gli omicidi siano di cittadinanza statunitense e colombiana, gli stessi passaporti che avevano in tasca coloro che hanno tentato di assaltare il Venezuela nel maggio dello scorso anno. […]

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  3. In strenua difesa della Rivoluzione Cubana. Basta fake-news e disinformazione su Cuba! | Associazione Svizzera-Cuba

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