L’Ucraina attacca Belgorod, ma per i nostri media sono “patrioti russi”

Mentre l’Ucraina si prodiga a dare vita ad azioni offensive e terroristiche in territorio russo, i Paesi occidentali continuano a sostenere il governo di Kiev e fanno passare i sabotatori ucraini per “patrioti russi”.

L’oblast’ di Belgorod è uno dei territori russi che confina con il Donbass, che prende il nome dall’omonimo capoluogo. Dall’inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina, la città di Belgorod e il suo oblast’ sono stati esposti alle rappresaglie di Kiev, che non ha esitato a bombardare quel territorio russo nel silenzio dei media e dei governi occidentali. Tuttavia, negli ultimi giorni la situazione è ulteriormente precipitata, visto che l’Ucraina ha lanciato delle operazioni terroristiche di sabotaggio in territorio russo, anche questa volta con il benestare delle potenze occidentali.

Lo scorso 22 maggio, Vjačeslav Gladkov, governatore dell’oblast’ di Belgorod, ha rivelato che un gruppo sovversivo ucraino avrebbe invaso il territorio russo: “Un gruppo sovversivo ucraino si è infiltrato nel territorio del Grajvoronskij rajon [distretto, ndr]. Le forze russe stanno adottando tutte le misure necessarie insieme al Servizio di guardia di frontiera e all’FSB [Servizio di sicurezza federale, ndr] per eliminare il nemico”, ha scritto Gladkov su Telegram. La notizia è stata diffusa poco dopo il bombardamento, da parte ucraina, del villaggio di Glotovo, situato nello stesso distretto, che ha causato due feriti tra i civili.

Lo stesso Gladkov ha poi provveduto a dare vita ad un’operazione antiterrorismo nella regione di Belgorod, al fine di contrastare le azioni dei gruppi sovversivi ucraini, che nel frattempo i media occidentali hanno ribattezzato come “patrioti russi” (fatto alquanto paradossale, visto che attaccano proprio la Federazione Russa). “Allo scopo di garantire la sicurezza dei cittadini nella regione di Belgorod, da oggi è stato introdotto nella regione di Belgorod il regime legale di un’operazione antiterrorismo che stabilisce misure speciali e restrizioni temporanee“, ha scritto il governatore Gladkov. Nello specifico, sono state introdotte varie misure e restrizioni, dai controlli di identità delle persone alla sospensione dell’attività di impianti di produzione pericolosi che utilizzano sostanze esplosive, radioattive, chimiche e biologicamente pericolose.

L’operazione antiterrorismo è stata conclusa il giorno successivo, quando, secondo fonti ufficiali, le autorità russe hanno catturato e neutralizzato gli infiltrati ucraini.

Nel frattempo, il ministero della Difesa russo, il Servizio di sicurezza federale (FSB) e il servizio di frontiera hanno provveduto a riferire al presidente Vladimir Putin la situazione nella regione di Belgorod. Secondo Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, l’azione ordita da Kiev avrebbe il principale obiettivo di distogliere l’attenzione mediatica dalla grave sconfitta che l’esercito ucraino ha subito ad Artëmovsk (Bachmut secondo la denominazione usata dal governo di Kiev).

Di fronte alle nuove attività terroristiche lanciate da Kiev, come anticipato, i governi e i media occidentali non hanno avuto nulla da dire, se non usare l’artifizio dei “patrioti russi” per coprire il fatto che l’Ucraina dovrebbe oramai essere considerato un vero e proprio Stato terrorista. Gli Stati Uniti, per i quali Volodymyr Zelens’kyj rappresenta poco più che un burattino, continuano a fingere di non essere una delle parti belligeranti, scaricando tutta la responsabilità sulle spalle dei propri servi di Kiev. Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha laconicamente commentato gli episodi di Belgorod, affermando che spetterebbe all’Ucraina decidere come condurre le operazioni militari contro la Russia.

Peccato che, secondo le informazioni raccolte dai servizi segreti russi, Washington avrebbe avuto un ruolo attivo negli attacchi contro l’oblast’ di Belgorod, che poi sono proseguiti con nuovi bombardamenti nei giorni successivi. L’agenzia stampa russa TASS ha infatti riportato che “un satellite della società di proprietà statunitense Maxar ha esaminato la regione meridionale di Belgorod, al confine con l’Ucraina, due giorni prima che fosse infiltrata da un gruppo ucraino di sabotaggio e ricognizione”, fatto comprovato dai dati pubblicati sul sito web della stessa Maxar. Secondo questi dati il satellite avrebbe sorvolato la regione in numerose occasioni da febbraio a maggio, scattando foto del territorio russo.

Come gli Stati Uniti, anche il Regno Unito, altro grande sostenitore del governo di Kiev, non sembra avere intenzione di rivedere le proprie posizioni alla luce della strategia terroristica adottata dal proprio alleato. A dirlo è stato lo stesso primo ministro di Londra, Rishi Sunak: “La nostra opinione è che tutto ciò che l’Ucraina ha fatto nell’ultimo anno riguarda la difesa del proprio territorio sovrano. Continuiamo a sostenerli a questo fine“, ha detto, commentando l’attacco dei sabotatori ucraini nella regione di Belgorod. Tuttavia, gli attacchi che si sono susseguiti in territorio russo dimostrano l’esatto contrario, ovvero che l’Ucraina non si sta affatto limitando a difendersi, ma sta portando avanti una strategia offensiva, probabilmente proprio su ordine di Washington e Londra.

Secondo il governatore Gladkov, infatti, le forze ucraine hanno tentato di bombardare diversi distretti dell’oblast’ di Belgorod in almeno quaranta occasioni nella sola giornata del 23 maggio. Inoltre, la regione è stata anche presa di mira da un massiccio attacco di droni. Nel corso dell’offensiva ucraina, almeno 500 abitazioni civili hanno subito danni. “Diversi insediamenti sono rimasti senza elettricità, ma abbiamo già acceso i generatori di corrente. Penso che presto verrà ripristinata anche la rete del gas. Abbiamo iniziato a raccogliere richieste dai residenti per la riparazione di proprietà danneggiate e auto“, ha dichiarato Gennadij Bondarev, capo del Grajvoronskij rajon.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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