Irlanda: la vittoria di Sinn Féin è realtà

Alle elezioni di sabato 8 febbraio, i nazionalisti di sinistra di Sinn Féin hanno ottenuto il primo posto. Un importante successo per il partito, un tempo legato al gruppo armato dell’IRA, che spinge per la riunificazione con l’Irlanda del Nord.

Nato nel 1905 e poi tramutato nella sua forma attuale nel 1970, il partito Sinn Féin è per molti ancora considerato come l’apparato politico legato al gruppo armato paramilitare dell’IRA (Irish Republic Army) che si batteva per la fine della presenza britannica in Irlanda del Nord e per la riunificazione delle sei contee britanniche dell’Ulster con la Repubblica d’Irlanda. In seguito alla fine della lotta armata, Sinn Féin è divenuta una forza politica di primaria importanza in Irlanda del Nord, dove dal 2007 si è costantemente classificata al secondo posto nelle elezioni locali, ottenendo percentuali attorno al 25%.

Il partito, che oggi si dichiara come forza nazionalista di sinistra, ha impiegato più tempo per affermarsi nella parte meridionale dell’isola, nonostante un progressivo miglioramente iniziato dal 1989, quando ottenne appena l’1.2% delle preferenze. Da allora, per Sinn Féin è stata una progressione ininterrotta, che ha portato il partito ad ottenere un seggio nella camera bassa del parlamento irlandese (Dáil Éireann) alle elezioni del 1997 e poi a sfiorare il 10% delle preferenze nel 2011. La doppia cifra è stata raggiunta nel 2016 (13.8%), ma la vera esplosione di Sinn Féin è arrivata quest’anno, con la conquista del primo posto alle elezioni legislative irlandesi.

Guidato da Mary Lou McDonald, Sinn Féin ha raggiunto il 24.5% delle preferenze, eleggendo ben 37 deputati. Il successo del partito di sinistra ha diverse spiegazioni: innanzi tutto, Sinn Féin è andato ad occupare lo spazio lasciato libero dal Labour Party, oramai in caduta libera dopo la sua partecipazione ai governi di destra che hanno implementato le politiche di austerity; Sinn Féin ha inoltre dimostrato di essere l’unica forza, tra i partiti principali, a proporre delle misure sociali che siano in grado di alleviare le sofferenze della classe lavoratrice irlandese; infine, il partito di Mary Lou McDonald ha approfittato degli eventi riguardanti la Brexit, che hanno rilanciato le spinte per la riunificazione delle due parti dell’isola irlandese.

Premiato per le sue posizioni vicine ai bisogni delle classi popolari, ma anche per la sua sensibilità nei confronti della questione ecologica, Sinn Féin è riuscito a catturare i voti dei lavoratori e dei giovani, andando a scavalcare i repubblicani di centro-destra di Fianna Fáil (22.2%), partito condotto da Micheál Martin, ed il partito europeista conservatore Fine Gael (20.9%), guidato dal primo ministro in carica, Leo Varadkar, entrambi in calo rispetto alle elezioni di quattro anni fa. Solamente il sistema elettorale irlandese, quello del voto singolo trasferibile, ha impedito a Sinn Féin di ottenere un numero maggiore di seggi: l’emiciclo di Dublino, infatti, vedrà 38 deputati di Fianna Fáil contro i 37 di Sinn Féin ed i 35 di Fine Gael.

Tra gli altri partiti, crescono gli ecologisti di The Green Party – An Comhaontas Glas, che eleggono dodici deputati con il 7.4% dei consensi, con un incremento di dieci seggi. In calo, invece, il già citato Labour Party (4.4%) ed i Social Democrats (2.9%), entrambi con sei seggi, così come diminuiscono i consensi per la lista di sinistra Solidarity–People Before Profit (Neart le Chéile–Pobal Roimh Bhrabús), che si ferma al 2.6% con cinque eletti.

All’interno del Dáil Éireann siederanno anche diciannove deputati indipendenti, oltre ad un rappresentante a testa per le liste Aontú (partito antiabortista di estrema destra) e Independents 4 Change, di matrice socialista, per completare la composizione dei 160 scranni dell’emiciclo dublinese.

La situazione attuale, dunque, impedisce un nuovo governo basato sulla tacita alleanza tra i due principali partiti di centro-destra, Fianna Fáil e Fine Gael, che non hanno la possibilità di formare una maggioranza da soli (in realtà, Fine Gael aveva formato un governo di minoranza con il consenso esterno di Fianna Fáil, in teoria all’opposizione). Allo stesso tempo, Sinn Féin vorrebbe guidare un esecutivo senza la partecipazione dei due partiti che hanno appoggiato il governo precedente, impresa altrettanto difficile, visto che l’obiettivo resta la soglia degli 80 seggi.

Nel frattempo, Mary Lou McDonald, prima leader nella storia del partito a non essere legata direttamente all’IRA, ha sancito “la morte del sistema del bipartitismo” ed ha annunciato la volontà di formare un governo guidato da Sinn Féin, che rappresenterebbe un vero e proprio cambio di rotta per la politica irlandese. La leader dei nazionalisti di sinistra ha iniziato le contrattazioni con gli ecologisti e con le altre liste di sinistra, per sondare la possibilità di formare un governo senza la partecipazione delle liste di centro-destra.

Per ora, si prevedono lunghe settimane di contrattazioni fra le forze politiche per arrivare alla formazione del governo.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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