Vietnam: accordo con il Regno Unito, scontro con gli Stati Uniti

Il Vietnam ha chiuso il 2020 raggiungendo un accordo con il Regno Unito sulla Brexit, mentre sale la tensione con gli Stati Uniti.

Come abbiamo avuto modo di esplicitare numerose volte, il Vietnam sta assumendo una dimensione sempre più rilevante nell’economia globale di questo secolo. Non è un caso che, pochi giorni prima dell’entrata in vigore della Brexit, il governo britannico si sia prodigato per firmare un accordo bilaterale di libero scambio con Hà Nội, denominato UKVFTA.

In precedenza, infatti, i paesi dell’Unione Europea avevano stipulato un accordo simile con il paese asiatico, denominato Evfta. Tuttavia, l’uscita di Londra dall’Ue avrebbe invalidato tale accordo per il Regno Unito, che dunque ha dovuto formulare un nuovo accordo per mantenere lo status quo. L’Ukvfta, entrato il vigore alle ore 23 dello scorso 31 dicembre, infatti, prevede l’eliminazione del 99% dei dazi sulle importazioni per entrambe le parti nell’arco di sette anni. Secondo il governo vietnamita, il paese dovrebbe trarre grandi benefici da questo accordo, che in particolare permetterà di aumentare le esportazioni di frutti di mare, riso, tessuti, legno, verdure e calzature.

Trần Tuấn Anh, ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica Socialista, ha aggiunto che il Vietnam si avvantaggerà nei confronti di paesi come Cina, India, Thailandia, Malesia e Indonesia, che esportano merci simili ma che al momento non hanno stipulato accordi di questo tipo con il Regno Unito. Secondo Anh, il Vietnam avrà anche maggiori opportunità di cooperazione, investimenti, trasferimento di tecnologia e attrazione di turisti britannici, quando la pandemia da Covid-19 sarà sconfitta. Il ministro ha concluso affermando che la firma dell’Ukvfta invia anche un messaggio positivo sulle relazioni tra Vietnam e Regno Unito, proprio per l’inizio dell’anno nel quale i due paesi celebrano i 10 anni del loro accordo di partenariato strategico.

Già prima dell’entrata in vigore dell’Evfta e della successiva firma dell’Ukvfta, Londra rappresentava il terzo partner commerciale del Vietnam in Europa, dopo Germania e Paesi Bassi. Secondo i dati ufficiali delle dogane vietnamite, il fatturato totale import-export dei due paesi ha raggiunto i 6,6 miliardi di dollari lo scorso anno. Nel periodo 2011-2019, il tasso di crescita del fatturato bilaterale di importazione ed esportazione tra Vietnam e Regno Unito è stato in media del 12,1% ogni anno.

Maggiori sono invece le tensioni con un altro partner commerciale del Vietnam, gli Stati Uniti. Come abbiamo scritto in un nostro precedente articolo, Washington ha recentemente comunicato l’imposizione di sanzioni alla Vietnam Gas and Chemicals Transportation Corporation per “essersi consapevolmente impegnata, a partire dal 5 novembre 2018, in una transazione significativa per il trasporto di prodotti petroliferi dall’Iran”, accuse respinte dal governo di Hà Nội. Ma l’amministrazione di Donald Trump ha anche accusato il Vietnam – insieme alla Svizzera – di manipolare il cambio del đồng con il dollaro attraverso svalutazioni competitive che porterebbero il paese asiatico ad avere una bilancia commerciale decisamente positiva con gli Stati Uniti.

Con il modo di fare che ormai ben conosciamo, Trump ha minacciato l’imposizione di nuove tariffe sulle importazioni di provenienza vietnamita, similmente a quanto fatto nei confronti della Cina e di altri paesi. Tuttavia, un documento pubblicato dalla stessa autorità competente del paese nordamericano, l’ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America (Ustr), ha dimostrato che la maggior parte delle aziende e delle organizzazioni statunitensi ritiene che “il grande deficit commerciale degli Stati Uniti con il Vietnam è dovuto a fattori oggettivi, e non alla svalutazione del đồng”. 

Alexander Feldman, presidente dello Us-Asean Business Council, che gestisce i rapporti commerciali tra gli Stati Uniti e i paesi del Sud-est asiatico, ha accusato direttamente l’amministrazione in carica, affermando che il Vietnam ha firmato accordi di libero scambio con la maggior parte dei paesi dell’alleanza Asia-Pacifico, mentre Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dalla Trans-Pacific Partnership (Tpp). 

Molti analisti hanno sottolineato anche che delle eventuali tariffe imposte contro il Vietnam gioverebbero unicamente alla Cina, in quanto Pechino potrebbe ottenere dei vantaggi nei confronti delle merci vietnamite. Se Washington dovesse prendere misure contro il Vietnam, inoltre, questo porterebbe a un aumento dei costi per le imprese e i consumatori statunitensi, e le imprese che oggi producono in Vietnam potrebbero decidere di spostare nuovamente la produzione in Cina o in altri paesi del Sud-est asiatico.

Cấn Văn Lực, capo economista della Bank for Investment and Development of Vietnam (Bidv), ha respinto le accuse degli Stati Uniti, sostenuto anche dai dati pubblicati dal Fondo Monetario Internazionale. Secondo Lực, il Vietnam ha svalutato la propria valuta entro i limiti consentiti, utilizzando le prerogative che spettano a un paese che dispone di una propria valuta sovrana. Tale svalutazione è inoltre stata operata per scopi riguardanti la politica economica interna, e non per ottenere un vantaggio competitivo nei confronti di altri paesi. Infine, Lực ha affermato che i dati del governo vietnamita e del Fmi mostrano come alla svalutazione del đồng non corrisponda necessariamente un aumento delle esportazioni: “Il Vietnam non ottiene un vantaggio nelle esportazioni manipolando la sua valuta, né si impegna in tale manipolazione”, ha concluso.

Articolo pubblicato su www.lacittafutura.it

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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